Le rispettive carriere di ex scout restano apparentemente separate e indipendenti, ma nel momento della ‘minaccia’ scattano inquietanti meccanismi di difesa della rete, dove da più parti si prende posizione non nel merito, ma nella difesa del senso di appartenenza.
Questo è successo a Savona in molte situazioni difficili.
Nella lotta alla pedofilia nel mondo cattolico, non solo la Chiesa ha sistematicamente avuto comportamenti omertosi di fronte a decine di abusi sessuali perpetrati al suo interno a danno di minori, tendendo sistematicamente a perseguitare le vittime e non i carnefici, ma la stessa rete di alleanze e di appartenenza a quel mondo ha protetto questo atteggiamento omertoso, ben evidenziato dal quell’ambiguo connubio di silenzio e complicità di molti ex scout che ricoprono ruoli di pubblica utilità.
Come mai per esempio si continua a ‘proteggere’ da più parti l’assessore in carica ai servizi sociali del comune di Savona ed ex scout Isabella Sorgini (oltre che il marito Livio Giraudo e diversi responsabili scout dell’Agesci), la quale pur essendo a conoscenza delle tendenze pedofile del cognato, Nello Giraudo, non si fece scrupolo a portarlo comunque in un campo Agesci nel 2005? In quel campo Nello Giraudo violentò un minore, e non fu il fato a far sì che malgrado quel ragazzo segnalò immediatamente ai responsabili del campo di aver subito molestie, i cinque responsabili omisero non solo la denuncia, ma anche i soccorsi medici al ragazzo, nonché la comunicazione di quanto accaduto alla famiglia del giovane, che lo scoprì solo quando il ragazzo fu convocato in procura.
Lo stesso avvocato Marco Russo, ex scout, amministratore pubblico e avvocato difensore del Giraudo, nella memoria difensiva del suo cliente (che per quel solo fatto fu condannato a 1 anno e sei mesi di reclusione), definì quella violenza un atteggiamento “scherzoso”.
Per le persone che come me e tante altre vittime della pedofilia sono rimaste sempre inascoltate, isolate e sovente soggette a ritorsioni per aver semplicemente detto la verità (per senso di giustizia e per proteggere bambini indifesi da nuovi abusi), è davvero sconfortante sentir pronunciare proprio da queste persone frasi del tipo “Lo scoutismo mette al centro la persona” e “si adegua al passo dell’ultimo”.
Ma questi comportamenti nel ‘fare blocco comune’ e nel proteggere un sistema corporativo molto forte nel savonese, si manifestano anche in altri contesti: nella mancata lotta alla cementificazione del nostro territorio e soprattutto nella omessa denuncia pubblica delle note ditte malavitose che nel savonese da decenni vincono appalti, nel silenzio di molti, di troppi.
Perché ad esempio la referente provinciale della nota associazione antimafia nonché ex scout rimane sempre in silenzio di fronte a inchieste che riguardano le ditte in odore di ‘ndrangheta? Perché il portavoce del Sindaco ed ex scout sostiene il cambio di destinazione d’uso del palazzo al porto che favorisce il noto imprenditore, incurante della contrarietà della cittadinanza? Come mai gli ex scout nella Carige non si opponevano ai lauti prestiti dati a occhi chiusi alle ditte del gruppo Nucera? Come mai diversi ex scout inseriti nel tessuto imprenditoriale e finanziario savonese non si sono mai pronunciati anche sui devastanti danni della centrale a carbone di Vado, che secondo la Magistratura avrebbe provocato centinaia di morti premature?
Non è che alcuni ex scout che hanno fatto carriera, in decisioni che riguardano l’interesse collettivo hanno scelto di non mettere piu’ “al centro la persona” ma i propri interessi corporativi ?
Francesco Zanardi
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