Il  26/09/2016 l’ufficio di presidenza della Rete L’ABUSO Onlus inoltrava all’Ufficio del Ministro con delega alle Pari Opportunità Maria Elena Boschi formale istanza per l’inserimento della Rete L’ABUSO nell’Osservatorio nazionale per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile.

L’ufficio rispondeva in data 19/10 esprimendo l’impossibilità di inserire la Rete L’ABUSO nell’Osservatorio, ma senza spiegare il motivo. Fà però presente “che, per quanto concerne la componente associativa designata all’interno dell’osservatorio (DM 30 agosto 2016), l’attuale nomina è ricaduta su alcune tra le associazioni nazionali maggiormente rappresentative nel settore della lotta al fenomeno dell’abuso e dello sfruttamento sessuale a danno dei minori”.

Nella lettera si citano anche i decreti ministeriali di riferimento, l’articolo 2 del DM 240 del 30 ottobre 2007 e il Decreto del Ministro per le pari opportunità n. 254 del 21 dicembre del 2010 nel quale si legge che;

«l’Osservatorio  opera   presso   il   Dipartimento   per   le   pari opportunita’, e’ presieduto dal Capo del Dipartimento  per  le  pari opportunita’ ed  e’  composto  da  cinque  componenti  designati  dal Ministro per le  pari  opportunita’,  di  cui  uno  con  funzioni  di coordinatore tecnico scientifico,  da  un  componente  designato  dal Ministro  o  Sottosegretario  di  Stato  presso  la  Presidenza   del Consiglio dei Ministri con delega per le politiche della famiglia, da tre componenti designati rispettivamente dal Capo della Polizia e dai Comandanti Generali dell’Arma dei  Carabinieri  e  della  Guardia  di Finanza  nonche’  da  tre  componenti  designati  dalle  associazioni nazionali maggiormente rappresentative nel  settore  della  lotta  al fenomeno dell’abuso  e  dello  sfruttamento  sessuale  in  danno  dei minori».

L’unico apparente motivo della nostra estromissione dall’Osservatorio sembra essere il limite delle tre componenti associative, già completo, che vede nell’Osservatorio 1) Il prof. Ernesto CAFFO di  Telefono Azzurro S.O.S., 2) Cristiana De Paoli di  Save the Children Italia e 3) Federica Giannotta di  Terre des Hommes, come dal DM 30 agosto 2016 .

Andando però sul sito del Dipartimento per le pari opportunità scopriamo che il 12 settembre 2016 il Ministro Maria Elena Boschi, dopo una nota di rammarico di don Fortunato Di Noto, firma un decreto integrativo nel quale si sostituisce il consigliere Michele Palma, del Dipartimento per le pari opportunità, con don Fortunato Di Noto, presidente dell’associazione Meter Onlus.

Quindi le associazioni all’interno dell’osservatorio non sono più tre come prevede il Decreto del Ministro per le pari opportunità, ma quattro.

Qual è allora il motivo dell’estromissione della Rete L’ABUSO e quale è l’utilità di inserire nell’Osservatorio don Fortunato Di Noto, che sicuramente fa un buon lavoro in appoggio alla Polizia Postale contro la pedofilia online, ma che difficilmente potrà fornire dati sui colleghi pedofili, perché in quanto prete è tenuto all’osservanza del segreto e delle varie direttive interne come la Crimen Sollicitationis.

Paradossalmente rappresenta anche un’istituzione tutt’ora inadempiente, sia di fronte alle proprie responsabilità, sia a quelle che furono le richieste avanzate dall’Onu nel 2014. Negando alle vittime di preti pedofili una rappresentanza nell’osservatorio, ne viene di conseguenza negata la possibilità di entrare a rappresentare anche i numeri, mai censiti in Italia, dell’ampio e sommerso spettro nazionale della pedofilia clericale. Una estromissione che oltre alle cifre, al momento censite solo dalla Rete L’ABUSO, va anche a limitare la rappresentanza dello stesso Osservatorio.

Nel 2014 l’ONU fece a riguardo precise raccomandazioni al Governo Italiano, tra queste la revisione dei Concordati nazionali (come quello del Laterano con l’Italia) nella parte in cui si solleva la gerarchia ecclesiastica dall’obbligo di denuncia.

Al Vaticano invece, l’Onu chiese che venissero immediatamente rimossi e consegnati alle autorità civili tutti i prelati che sono coinvolti in abusi su minori o sospettati di esserlo e che siano resi accessibili gli archivi del Vaticano in modo che chi ha abusato e “quanti ne hanno coperto i crimini” possano essere chiamati a risponderne davanti alla giustizia. Chiese anche di prendersi cura delle vittime e che queste venissero risarcite in maniera adeguata.

Richieste rimaste senza risposta, come qualunque altra richiesta avanzata dalle più svariate commissioni nazionali in questi anni e, onestamente è difficile pensare che non continui così.

Troviamo la scelta del Ministro Boschi un segnale distensivo un pò eccessivo data la drammatica situazione italiana, anche se di certo molto apprezzato dal Vaticano, un pò meno da quei cittadini in cerca di verità e giustizia, che da anni vedono una chiesa latitante e uno stato complice che non vuole affrontare il problema. Intanto il tempo passa e le vittime aumentano.

Il Presidente

Francesco Zanardi

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