Come abbiamo raccontato ieri, uno dei due 007 inviati da Papa Francesco per fare luce sugli abusi avvenuti presso l’Istituto cattolico Antonio Provolo di Mendoza, il Vicario Giudiziale padre Dante Simeon, è stato convocato per essere interrogato dal Pubblico Ministero Flavio D’Amore davanti al quale però, nell’intento di sottrarsi all’audizione, ha invocato il segreto pontificio.
Secca la risposta del pm che ha voluto mettere subito le cose in chiaro ricordando al sacerdote che la chiesa non è al di sopra della legge.
Affronto costato caro perchè la procura ha anche formalmente intimato allo 007 vaticano di consegnare entro venerdì tutta la documentazione in suo possesso, corredata da una relazione scritta. Pena l’incriminazione per falsa testimonianza come secondo l’articolo 275 cp, punibile con la reclusione da un mese a quattro anni.
Con l’audizione da parte della procura degli 007 inviati da papa Francesco lo sorso aprile, si apre la seconda fase dell’indagine. Nella prima la priorità era quella di raccogliere tutto il materiale probatorio che dimostrasse i reati contestati agli imputati, quantificandoli.
Adesso invece si interroga la chiesa. Cosa sapeva e perché – malgrado decine di denunce – non è mai intervenuta?
Nei mesi scorsi, come avevamo già annunciato, parallelamente al deposito di più fascicoli presso la Procura della Repubblica di Verona alla quale si chiedeva sostanzialmente di ravvisare eventuali responsabilità omissive commesse dai responsabili giuridici delle due succursali Provolo coinvolte, la documentazione, minuziosamente e pazientemente prodotta negli anni dall’Associazione Sordi Provolo che tutela gli ex allievi, è stata recapitata (in alcuni casi con postilla AIA) e illustrata nel dettaglio anche oltre oceano,
all’avvocato Carlos Lombardi, nostro Procuratore a Mendoza il quale nel pomeriggio di ieri, coordinandosi con gli altri colleghi del pool, Sergio Salinas Giordano e Juan Qantiacq ha depositato (vedi foto) il primo dei documenti che provengono dall’Italia e che tira in ballo direttamente oltre a Papa Francesco e la Congregazione per la Dottrina della Fede, anche il vescovo di Verona Giuseppe Zenti, principale destinatario di una lunga serie di missive.
In quel documento che nei mesi scorsi avevamo già reso pubblico, c’è la prova che dimostra che non solo che le gerarchie veronesi erano informate, ma che li erano anche i massimi vertici della Santa Sede, compreso Papa Francesco.
Il documento è datato 20 ottobre 2014 e anche se per il momento si è deciso per strategia – almeno fino all’audizione di venerdì – di depositare quello e poco altro, in realtà la documentazione va parecchio a ritroso, basti ricordare che dopo anni di accuse da parte degli ex allievi dell’istituto, già nel 2009 il vescovo di Verona Giuseppe Zenti dichiarava pubblicamente su L’Arena di Verona la sua consapevolezza su quanto accaduto nell’istituto veronese ammettendo che “ci furono abusi”.
Nel 2010 ci fu poi la commissione d’Inchiesta indipendente voluta dal Vaticano e presieduta da un laico, il dott. Mario Sannite. Una indagine che il vescovo Zenti definì approfondita e nella quale vennero ascoltate solo una quindicina delle quasi settanta vittime che si erano proposte. Una commissione da subito molto chiacchierata, non solo per il fatto della presunta falsificazione della scheda personale di Gianni Bisoli (oggi oggetto di denuncia) che avrebbe scagionato uno degli accusati illustri, il vescovo Giuseppe Carraro, ma anche per il fatto che da quella commissione scomparvero praticamente tutti i nominativi dei sacerdoti denunciati e ancora in vita tra cui Nicola Corradi. Ne furono di fatto sanzionati con pene irrisorie soltanto 3 dei 27 denunciati.
L’associazione Sordi Provolo lamenta inoltre da anni che malgrado gli accordi presi con la diocesi di Verona, malgrado le molteplici richieste scritte, non gli sia mai stata concessa visione del carteggio prodotto da quella commissione, un carteggio importante perchè oltre alla documentazione cartacea contiene anche gli audio visivi delle audizioni, sia degli ex alunni, sia dei preti accusati e sentiti da quella commissione.
Nella serata di ieri (primo pomeriggio in Argentina) si è tenuta una lunga consultazione via Skype con l’avvocato Carlos Lombardi per valutare le strategie da attuare nei prossimi giorni che potrebbero riservare anche qualche colpo di scena.
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