Un sondaggio di cinque domande rivolte a chiesa, governo e legislatore che ha l’obiettivo di capire quale è la percezione dello stato delle cose da parte dell’opinione pubblica e proporre possibili soluzioni già attuate con ottimi risultati in altri paesi.
La partecipazione è stata notevole basti pensare che un sondaggio simile era stato proposto nel 2014 da IL FATTO QUOTIDIANO e, sulla base già buona di un campione di circa 1600 votanti, il risultato come vedremo è coerente con quello che abbiamo ottenuto noi tre anni dopo ma su un campione notevole, 4010 votanti raccolti tra il nostro sito e i vari social network in 31 giorni.
Ma vediamo la prima domanda che è simile a quella proposta nel 2014 da Il Fatto Quotidiano (vedi foto) alla quale, a circa un anno dall’elezione di papa Francesco, su un campione di 1683 persone il 31,85% dava fiducia al nuovo papa mentre il 68,15% no.
In sostanza riproponiamo la stessa domanda riformulata non più sulla fiducia, visto che oramai Bergoglio è operativo da quattro anni, ma sul suo operato: “Pensi che le misure adottate da Papa Francesco per contrastare la pedofilia nella Chiesa siano sufficienti?”. Il 15,1% ha risposto si mentre l’84,9% ritiene insufficienti le misure adottate fino ad ora dalla Santa Sede.
Un dato che a nostro avviso non varia di molto da quello del 2014, un po’ più ottimistico del nostro in quanto prevaleva la speranza nella “tolleranza zero” tanto annunciata dalla Santa Sede e oggi delusa.
La seconda domanda invece è rivolta alle posizioni della CEI: “La Conferenza episcopale italiana ha deciso di non denunciare i preti pedofili “per tutelare la privacy delle vittime”. Sei d’accordo?” alla quale nel 2014 il 15,04% ha risposto di si mentre il restante 84,96% non è d’accordo. A nostro avviso il solo inserimento dell’obbligo della denuncia alle autorità civili sarebbe un utilissimo strumento che responsabilizzerebbe i vescovi evitando che il prete accusato venga sistematicamente spostato.
La terza domanda invece è rivolta all’operato del governo: “In molti Paesi europei le inchieste governative hanno accertato decine di migliaia di casi di violenza sui minori, inchiodando la Chiesa alle proprie responsabilità. Pensi che anche in Italia sarebbe utile una Commissione parlamentare d’inchiesta per fare piena luce sul fenomeno criminale della pedofilia nel clero?”. Qui le cifre si ribaltano totalmente e l’85,75% ritiene sia utile e solo il 14,25% non la ritiene utile. Il nostro paese infatti non ha mai quantificato l’entità del fenomeno sul territorio e al di la della mappa che la Rete L’ABUSO ha prodotto non esiste un dato pubblico ufficiale.
La quarta domanda invece si occupa di un comma contenuto nel Protocollo Addizionale del Concordato: “Sai che dal 1985 un articolo di modifica del Concordato impone ai magistrati italiani di informare il vescovo riguardo i “procedimenti penali promossi a carico di ecclesiastici” appartenenti alla sua diocesi? Considerando che, di contro, mai nessun vescovo italiano ha denunciato un caso di violenza su minori, ritieni che il suddetto comma vada eliminato?”. L’82,21% ha risposto si mentre il 17,79% ritiene che questo articolo debba restare immutato. Ricordiamo che anche l’ ONU nel 2014 chiese al governo italiano di rivedere alcuni articoli del Concordato tra Italia e Santa Sede tra i quali la parte dove si sollevano i vescovi dall’obbligo della denuncia. Malgrado oggi esistano dei motivi più che fondati per intervenire, il Governo italiano non ha nemmeno ancora preso in considerazione l’idea.
Infine la quinta ed ultima domanda che propone quanto attuato dal Governo Svizzero il quale, a nostro avviso, ha dimostrato in questa occasione grande responsabilità, civiltà e rispetto nei confronti dei propri cittadini vittime e anche della chiesa che non è stata per nulla tirata in ballo.
“Molto spesso chi subisce una violenza da bambino trova la forza di denunciare dopo decenni, quando ormai il reato è prescritto. In Svizzera, il governo ha sospeso per sei mesi la prescrizione dando la possibilità a numerose vittime di denunciare le violenze subite. Pensi che sarebbe utile anche in Italia?”. L’87,95% ha risposto di si e solo l’12,05% no.
In questi ultimi 15 anni, da quando emersero i primi casi negli Stati Uniti, al di la dei sermoni puntualmente riportati dai media, il Vaticano non è ancora stato in grado di rendere alle vittime nemmeno la cosa più semplice: un risarcimento umano.
Dopo 15 anni, come è giusto che sia, è lo stato italiano a dover tutelare i propri cittadini mettendo mano alla situazione anziché continuare rendersi complice di crimini efferati come ha fatto fino ad ora, rendendo sacrificabile la vita di altri giovani cittadini.
Francesco Zanardi
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