Sembrava ci fosse l’intenzione di chiudere questo capitolo poco edificante, oramai lungo, sgradevole e pieno di dolore, evitando un ulteriore imbarazzante processo civile. Lo stesso vescovo di Savona, Calogero Marino, aveva in più occasioni sottolineato l’importanza di dare alle vittime un’opportunità per poter guardare avanti e dimenticare il passato.

Nel giugno scorso, dopo una serie di incontri tra il vescovo Marino, i vertici della Rete L’ABUSO e i rispettivi avvocati, la diocesi di Savona si era impegnata a produrre un’offerta per indennizzare cinque delle vittime di don Nello Giraudo.

Circa un mese dopo quell’ultimo incontro arriva la proposta della diocesi che lascia basite le vittime e i loro avvocati.

L’offerta della diocesi consisteva nell’istituire un numero verde (gestito dalla chiesa) al quale le vittime potessero telefonare, oltre al sostegno medico: nulla di più di quello che già offre la mutua. Per quanto concerne un indennizzo economico, questo fu da subito escluso a priori in quanto da Roma fanno sapere che questa non è la politica della chiesa.

Come il vescovo Calogero Marino sa bene, perché ha potuto vedere le relazioni mediche, le vittime sono in molti casi affette da patologie gravi, conseguenti agli abusi, patologie per via delle quali non trovano un lavoro e di conseguenza sono costrette a una vita indecorosa e spesso al limite dell’emarginazione.  È forte la delusione di una proposta indecente che tra l’altro non avrebbe portato alcun beneficio alle vittime: ma la buona volontà delle vittime nel voler raggiungere un accordo costruttivo, ha portato ad una contro proposta sull’unica opzione disponibile, ovvero il numero verde per le vittime.

La Rete L’ABUSO da anni invita le vittime a denunciare gli abusi alle autorità civili in quanto, da come è ampliamente documentato oramai anche dalla stampa, nel 2017, ai tempi di papa Francesco, la chiesa insabbia ancora sistematicamente i casi, non esiste un solo precedente dove un membro del clero abbia denunciato alle autorità civili un collega criminale.

Lo stesso neo eletto Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (l’organo vaticano che si occupa proprio dei casi di pedofilia) Francisco Ladaria Ferrer, come riporta L’ESPRESSO, è accusato di aver coperto il caso di don Gianni Trotta.

Lo stesso Francisco Ladaria Ferrer si occupò in passato anche del caso savonese di don Giraudo (vedi allegati), ma a quanto ci racconta il carteggio sul caso, non intervenne, fu il prete – dopo essere stato indagato e condannato per abusi commessi nel 2005 – a dimettersi spontaneamente.

Tenendo conto di quello che è nei fatti lo stato attuale delle cose, la contro proposta delle vittime sull’unica opzione disponibile, ovvero il numero verde, è stata quella di accettare, cercando di trasformare una proposta che nulla portava alle vittime, in qualcosa che invece fosse utile a molti.

Abbiamo quindi proposto che il numero verde fosse gestito dalla Rete L’ABUSO, la quale tra le altre cose avrebbe dato un credito notevole al servizio. All’interno del call center avrebbero lavorato anche le cinque vittime, risolvendo così almeno il problema del lavoro.

Al tempo stesso la Rete L’ABUSO garantiva alla chiesa che qualunque segnalazione ricevuta, sarebbe stata immediatamente trasmessa all’Autorità Giudiziaria.

Ma forse le intenzioni del vescovo Calogero Marino che oggi sentito dai giornali non vuole replicare, non erano così caritatevoli come quelle fatte nelle varie dichiarazioni e tutta la trasparenza offerta dall’associazione, forse era un po’ troppo per una chiesa che vuole riparare i suoi errori con una pacca sulla spalla e qualche scusa di circostanza.

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