AUSTRALIA: I sacerdoti non potranno più usare il segreto del confessionale per evitare di denunciare alla polizia informazioni rivelate su abusi sessuali a danno di minori.

Questa è una delle 85 raccomandazioni della commissione australiana d’inchiesta sulle risposte delle istituzioni agli abusi sessuali su minori, dopo quattro anni di udienze, nel rapporto inteso a rafforzare il sistema penale per assicurare un trattamento più giusto alle vittime di abusi sessuali.

Si è trattato dell’inchiesta più approfondita sulla pedofilia nella storia dell’Australia dalla quale è emerso che il 7% dei preti cattolici d’Australia è accusato di aver commesso abusi su minori dal 1950 in poi. L’inchiesta è la stessa che ha portato all’incriminazione di uno degli uomini di fiducia voluti da papa Francesco, il suo ministro delle finanze cardinale Gerge Pell accusato non solo di aver coperto gli abusi, ma in alcuni casi di esserne stato anche l’autore.

Se le raccomandazioni saranno adottate dai governi federali e statali, la mancata denuncia diverrebbe in Australia un reato penale.

Poche ore dopo, con una tempistica come sempre impeccabile papa Francesco torna ancora una volta a fare sentire la sua voce di denuncia nei confronti dei preti pedofili.

La pedofilia, una “mostruosità assoluta, un peccato terribile, che contraddice tutto quello che la Chiesa insegna”. La nuova dura presa di posizione è contenuta nella prefazione – pubblicata sulla Bild in esclusiva – che il Pontefice fa per il libro di Daniel Pittet il 57enne svizzero vittima di abusi da parte di un frate dai 9 ai 13 anni.

Qualcuno mi farà notare che la seconda notizia risponde in modo vago alla prima.

Infatti confermo e aggiungo che la notizia della prefazione del libro è persino parecchio datata, febbraio del 2017, ma dovendo in qualche modo reagire alla notizia devastante in arrivo dall’Australia e non sapendo bene cosa dire… ecco una bella replica a rilascio ritardato.

Tornando alla notizia, quella vera, cosa ha di così tanto preoccupante l‘annuncio che arriva da oltreoceano?

Facendo un piccolo passo indietro, 2014, il Vaticano, in un nanosecondo vide minacciata dall’ONU l’intera politica di insabbiamento dei casi di pedofilia che la chiesa aveva messo su minuziosamente negli ultimi decenni.

L’ONU infatti, dopo aver condannato pesantemente le politiche criminali ed omissive della chiesa, che avevano non solo permesso, ma grazie ai continui trasferimenti dei preti criminali anche favorito l’abuso di minori affidati alle cure del clero, individuò un punto cruciale nelle responsabilità dei vescovi, ovvero il fatto che in ogni diocesi i sacerdoti non possono denunciare autonomamente questi crimini e che per rispetto gerarchico sono obbligati a segnalare ai propri superiori, rende questi un punto cardine del meccanismo di insabbiamento.

Per questo motivo l’ONU chiese, unitamente alla chiesa e al Governo Italiano, di modificare quelle parti del concordato che sollevavano i vescovi dall’obbligo della denuncia.

Una grossa scocciatura per Bergoglio che appena eletto si era dato da subito un gran da fare per inasprire le sanzioni a coloro che violavano la gerarchia e il segreto pontificio, ma tuttavia quelle dell’ONU erano solo raccomandazioni e ricordiamo che comunque l’intera vicenda ONU nacque dal fatto che il Vaticano, quindici anni prima aveva sottoscritto la convenzione per la tutela del bambino, che non ratificò mai, probabilmente pechè sempre in quel periodo esplose lo scandalo dei preti pedofili americani, quindi pensarono che forse era meglio per il momento non mandare alcuna relazione sulla tutela dei minori.

Ma come ho detto in quel caso erano solamente raccomandazioni, l’ONU non può obbligare nessuno ad applicarle e difatti papa Francesco chiuse, anche se con un pò di irritazione per la cattiva propaganda, ignorandoli.

Ma la vicenda Australiana, quella si che fa “soffrire” tanto Bergoglio, qui intanto c’è il rischio di un’altra ondata di mega indennizzi alle vittime sullo stile di quello che accadde negli Stati Uniti, e anche se il denaro per la chiesa è lo sterco del diavolo è ben noto a tutti quanto questa ami tenerselo stretto. Ma questo non è l’unico grande “dolore” per Bergoglio, oltre al portafogli la commissione australiana d’inchiesta ha rincarato la dose, non si accontentano come l’ONU che solo i vescovi siano obbligati a rispondere alla giustizia, no chiedono che tutti i sacerdoti siano obbligati a farlo.

Una scelta apparentemente estrema perchè in realtà è una conseguenza alle negligenze e all’omertà che la chiesa vuole mantenere sui casi di abuso a danno di minori, basterebbe che papa Francesco inserisse come dice il buonsenso e come chiedono tutti da anni, ONU compresa, l’obbligo della denuncia per i vescovi, ed ecco che il segreto confessionale non sarebbe più necessario violarlo. Ma come si dice, è dura avere la botte piena e la moglie ubriaca.

Questa richiesta è anche il frutto dell’abuso sistematico che da sempre la chiesa fa dei privilegi acquisiti tramite i vari concordati in tutto il mondo, privilegi che hanno un fine religioso, usati invece e spesso con spregiudicatezza dal prelato di turno per fini decisamente poco religiosi.

Grosso guaio in Vaticano perche questa volta Bergoglio non può fare come sempre bel viso a cattivo gioco in quanto la commissione non ha avanzato la richiesta al Vaticano, che probabilmente l’avrebbe ignorata come  fece con l’ONU, l’ha avanzata alle istituzioni australiane e saranno loro a decidere, non papa Francesco e se le raccomandazioni, come ci auguriamo, saranno adottate dai governi federali e statali, la mancata denuncia diverrebbe un reato penale.

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