Nello speciale di LEFT del 30 agosto 2018 il giornalista Federico Tulli inizia affermando che “Tra i Paesi più sviluppati, l’Italia è l’unico in cui non c’è mai stata un’indagine governativa sulla pedofilia clericale. Eppure, a livello numerico è molto più diffusa che altrove. Un’inerzia che, oltre ai rischi per i bambini, è valsa una denuncia all’Onu per complicità con la Chiesa”
Un’affermazione che purtroppo condividiamo al punto di esserci più volte domandati in questi anni che senso ha continuare il lavoro di denuncia della Rete L’ABUSO, che malgrado gli enormi sforzi, in Italia sembra una lotta contro i mulini a vento. Pensando poi alle vittime e ai benefici che il progetto Rete L’ABUSO porta loro ci siamo rincuorati trovando la forza e il coraggio per andare avanti.
Una riflessione che non deriva da un momento di depressione ma da qualcosa di più concreto ovvero una serie di fattori che insieme creano una miscela micidiale che impedisce non solo la risoluzione del problema, ma anche qualunque tipo di forma preventiva per poter tutelare le potenziali vittime.
IL CONCETTO
Partiamo dal problema; i preti pedofili, che a differenza dei pedocriminali laici hanno il vantaggio di poter godere della protezione di un’organizzazione, che con metodi criminali li tutela e grazie alla cultura del silenzio permette loro di reiterare decine e decine di volte il numero degli abusi. Altro problema di carattere culturale, la visione della pedofilia, che per la chiesa è un delitto contro la morale e non un crimine contro la persona, concetto che come rimarca anche l’ONU nel report del 2014, finchè resterà tale non permetterà alla chiesa la consapevolezza del crimine commesso e di conseguenza neppure interventi civili nei confronti delle vittime, che in un simile concetto sono parte del peccato che vede come unica vittima Dio.
LA CORTE DI BERGOGLIO
Parlando di pedofilia clericale è giusto partire dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (l’organo Vaticano che ha il compito di trattare questi casi) e dal suo Prefetto in carica, Luis Francisco Ladaria Ferrer, già segretario della C.D.F ai tempi in cui il Prefetto era il cardinale Joseph Ratzinger, anch’esso indagato in Texas nel 2004 per insabbiamenti, salvato dall’immunità. Ladaria non è di certo la persona più indicata a quella carica infatti vanta negli anni una notevole recidività nell’insabbiare e proteggere i preti pedofili. Uno dei casi che ha fatto più clamore è quello di don Giovanni Trotta che nel 2012 fu ridotto allo sto laicale e Ladaria, in un decreto ordinò il silenzio «per evitare scandalo tra i fedeli». Così l’orco violentò indisturbato altri bambini.
Alla C.D.F. Ladaria trattò decine di altri casi, tutti irrisolti o almeno, per quanto riguarda la giustizia per le vittime.
Dopo la nuova nomina che risale al 3 luglio 2017, vediamo da subito Ladaria al lavoro con l’insabbiamento dei presunti abusi sui chierichetti del papa. Anche qui nessuna soluzione anzi, il presunto molestatore, don Gabriele Martinelli, non solo non è stato neppure sospeso, ma nel 2018 raccoglieva addirittura prenotazioni per gli esercizi spirituali dell’Opera don Folci, ai quali partecipava lo stesso Ladaria.
Di pochi giorni fa la notizia passata in sordina in Italia, che sempre Ladaria, è stato citato in giudizio a Lione insieme al cardinale Philippe Barbarin e altre cinque persone. Processo che potrebbe saltare in quanto Ladaria si nega alla giustizia francese e il Vaticano al momento non ha ancora dato alcuna risposta sulla sua partecipazione al processo che si terra il prossimo gennaio.
Ma nella corte di Bergoglio non troviamo solo Ladaria, ma anche i suoi colleghi come il cardinale George Pell, accusato di insabbiamenti e abusi in Australia, il cardinale Domenico Calcagno, protettore del prete pedofilo Nello Giraudo, i neoeletti malgrado le accuse e proprio da Bergoglio, l’arcivescovo Mario Delpini e il collega Pierantonio Tremolada che cercarono di insabbiare il caso di don Mauro Galli e ancora, il vescovo Diego Coletti e il collega Angelo Comastri, insabbiatori dei presunti abusi sui chierichetti del papa, il cardinale Crescenzio Sepe, denunciato per insabbiamenti dalla presunta vittima sulla base del Motu Proprio di Bergoglio, che però non è mai intervenuto. La lista è ancora lunga e qui potete consultare quella degli insabbiatori italiani.
Lo stesso Bergoglio incassa accuse da un polo all’altro del pianeta, anche se i giornali italiani non ne parlano lui stesso non intervenne nel caso del prete veronese don Nicola Corradi e adesso “il papa della trasparenza si rinchiude nel silenzio” sfatando finalmente il mito prettamente mediatico della tanto acclamata tolleranza zero, che non c’è mai stata.
I COMPLICI
Complice di ciò che non sta accadendo in Italia, a differenza degli altri paesi, la stampa italiana che proprio in queste settimane si è limitata a riportare l’incensurabile, ovvero le notizie che arrivano dalla stampa estera, ma non ha detto una sola parola sui casi italiani, e ce ne sarebbero tanti oltre a quelli che abbiamo citato sopra.
In Italia non vedremo mai un “Caso Spotlight” in quanto gli organi di informazione televisivi non accennano minimamente al fenomeno. La carta stampata si limita timidamente a riportare qualche caso, spesso solo a livello locale, senza mai produrre inchieste giornalistiche che documentino la reale portata nazionale del fenomeno.
I FAVOREGGIATORI
Nei vari stati, vedi l’Australia, il Cile, gli Stati Uniti, l’Irlanda e via dicendo notiamo una presa di posizione forte dei governi e delle istituzioni e di conseguenza dell’opinione pubblica di fronte agli scandali. In Italia invece possiamo raccontare il triste primato di come le massime cariche pubbliche abbiano negli anni tradito i cittadini per favorire la chiesa e tutelare i preti pedofili. Ricordiamo infatti un tristissimo Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che nel 2010, quando lo scandalo arrivò in Europa, anziché chiedere al Governo interventi in favore dei cittadini, appoggiato dalle più alte cariche istituzionali, consolava Joseph Ratzinger per quello che a suo dire era un’inqualificabile attacco alla chiesa e al papa. Non da meno l’allora ministro di Grazia e Giustizia Angelino Alfano, che a seguito di un’intervista rilasciata dall’allora procuratore aggiunto di Milano Pietro Forno, nella quale sulla base dell’esperienza e alla luce di quello che stava accadendo in tutto il pianeta, accusò anche la chiesa italiana, di attuare coperture sistematiche per insabbiare gli abusi. Dopo l’intervista, il Ministro Alfano non avviò come normalmente vediamo accadere negli altri paesi un’indagine, mandò invece gli ispettori nell’ufficio del procuratore Forno.
Oggi, nel 2018 la situazione è ben peggiorata. Vediamo infatti latitanti alle richieste di legalità la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’interno, il Ministro della Giustizia, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, informati delle gravi problematiche in materia di pedofilia clericale, da una interrogazione parlamentare voluta dalla Rete L’ABUSO e depositata dal deputato Matteo Mantero il 27-11-2017, ad oggi ancora inevasa e censurata da tutti i giornali nazionali, tranne i soliti, il settimanale LEFT e qualche altra piccola testata.
Latitanti anche in questo secondo caso il Presidente della Repubblica, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Presidenza della 12° Commissione Affari Sociali, raggiunti da una diffida presentata dall’avvocato della Rete L’ABUSO, Mario Caligiuri, anche questa volta censurata dalla stampa italiana.
Tra i diffidati anche il Comitato ONU per la Tutela del Fanciullo, stimolato dalla Rete L’ABUSO a procedere in riferimento alle raccomandazioni del 2014, che però, nell’incontro del 5 giugno 2018 presso l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite di Ginevra, nell’intervento del Presidente della Rete L’ABUSO Francesco Zanardi, ha dato notizia di aver avviato in’indagine per favoreggiamento alla pedofilia nei confronti dell’Italia che di fatto sta permettendo sul suolo italiano che la Santa Sede commetta le stesse violazioni contestate. Notizia anche questa come le precedenti, taciuta dalla stampa italiana.
Le scelte criminali dei vari governi susseguiti in Italia hanno addirittura prodotto un ambiente ideale per i pedofili e non mi riferisco soltanto al clero. Tra queste l’introduzione farlocca del certificato anti pedofilia (contestazione contenuta nell’interrogazione parlamentare) che per sollevare il clero dall’esibizione del certificato stesso, paradossalmente indica ai pedofili il terreno di caccia, per esempio il volontariato, da sempre quello più a rischio, esentato in quanto il clero appartiene proprio a questa categoria.
Altre omissioni del Governo Italiano le troviamo nell’applicazione della Convenzione di Lanzarote che in Italia, anziché rafforzare le garanzie costituzionali, nel rito canonico ne permette la violazione a svantaggio della vittima e a vantaggio del sacerdote.
Ci sono altre gravi mancanze del Governo italiano, per esempio la realizzazione di consultori per le vittime di violenza sessuale introdotti dalle norme Europee. Questi consultori che avrebbero dovuto essere gestiti dalla sanità nazionale, in realtà non sono mai stati realizzati e il dubbio è che questo sia accaduto proprio per evitare che in Italia, si potesse quantificare il fenomeno. I consultori infatti avrebbero fornito dati molto precisi, per esempio quante sono le vittime di violenza sessuale, quante quelle di pedofilia e quante quelle abusate da sacerdoti. Purtroppo l’unico dato attendibile e perziale, nel nostro paese lo forniamo noi della Rete L’ABUSO e parla di quasi 300 preti coinvolti solo negli ultimi 15 anni.
Sempre le norme europee prevedevano che in Italia venisse creato un database utile non solo a fare prevenzione, ma anche a schedare gli abusatori seriali. Nel 2006, a seguito della ratifica, fu istituito un fondo per realizzare il database, ma ad oggi non c’è ancora e soprattutto nelle violenze a danno di minori, questa mancanza fa si che non esista nei loro confronti un minimo di tutela e di prevenzione.
L’unico organo istituito nel nostro paese è l’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, istituito il 25 luglio 2007, ad oggi, più volte interpellato, non è stato in grado di fornire alcun dato utile.
L’osservatorio, rimasto senza nomine per un lungo periodo, venne ricomposto il 12 settembre del 2016 dall’allora ministro con delega alle pari opportunità Maria Elena Boschi che pochi giorni dopo, inosservante al D.M. che lo regolamenta, con un decreto integrativo, rimuove uno dei consiglieri, Michele Palma, facente capo alle pari opportunità e lo sostituisce inspiegabilmente e senza alcun pro, con un sacerdote, don Fortunato di Noto.
N.B. I link riferiti all’Osservatorio e la rispettiva documentazione non sono più reperibili sul sito del Ministero ai link originali.
LA MISCELA ESPLOSIVA
In uno Stato democratico la sovranità appartiene al popolo, ma come fa il popolo ad esercitarla?
Serve per prima cosa la consapevolezza del popolo riguardo ad un problema e questa consapevolezza il popolo la acquisisce attraverso la stampa che non a caso ha dei privilegi a propria tutela sanciti dalla Costituzione Italiana, come per esempio la riservatezza sulla fonte della notizia.
Per questo motivo siamo molto arrabbiati con la stampa italiana che censurando i problemi si rende responsabile di impedire ai cittadini la consapevolezza di un problema, quindi la possibilità di tutelarsi e pretendere che il Governo intervenga. Senza un allarme su un problema, quel problema non esiste e se un problema non esiste non si affronta.
Restando nel tema, i preti pedofili e la tutela dei minori, l’Italia si trova di fronte a un grave problema, da un lato la Santa Sede, che promette provvedimenti che concettualmente non potranno mai essere in favore delle vittime in quanto la chiesa non considera la pedofilia un crimine contro la persona ma un peccato contro la morale. Altro problema di base è la direttiva del 1962 nota come Crimen Sollicitationis, riconfermata nel 2002 dall’allora cardinale Joseph Ratzinger e dall’allora segretario Tarcisio Bertone, direttiva tutt’ora in vigore che di fatto, al di la dei proclami di Bergoglio, impone sui casi di abuso la gestione interna.
E qui va fatta una riflessione importante che porta inevitabilmente a comprendere che la chiesa non vuole intervenire seriamente sul fenomeno ma cerca di aggirarlo dando all’opinione pubblica la falsa impressione di prendere provvedimenti, evitando di assumersi le proprie responsabilità di fronte alle vittime e ai tribunali.
Vi siete mai posti la domanda di chi è la competenza sugli abusi sessuali ?
Mi spiego meglio, se un avvocato abusa sessualmente di un minore, non è che l’ordine degli avvocati istituisce un apposito tribunale per processarlo, la competenza è della magistratura, della giustizia del paese in cui il crimine è stato commesso. Ma allora perché nel caso dei preti la competenza dovrebbe essere della Santa Sede? La Santa Sede ha, se lo ritiene opportuno, competenza tutt’al più sulla questione morale, il fatto che persista nel voler gestire internamente questi casi è riconducibile ad un solo motivo, quello di non rispondere del pregresso alle vittime e alla legge, con la promessa che “staremo più attenti”.
Pensate un pò se Bergoglio anziché pregare sempre più forte per non sentire le grida delle vittime, ordinasse ai suoi vescovi, anzichè di gestire i casi internamente, di denunciarli anche alla magistratura. Nel giro di pochi mesi avrebbe risolto il problema garantendo anche la corretta prevenzione per i minori che frequentano le parrocchie di tutto il mondo.
Detonatore di questa miscela esplosiva, la criminale e complice inerzia dei governi, che alla salute psicofisica dei propri cittadini, hanno preferito tradendo lo Stato, una sottana da preti.
Di Francesco Zanardi
Presidente della Rete L’ABUSO
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