“Ho dieci anni, sono sempre in chiesa e sono chierichetto e sogno di diventare Sacerdote.
Don Carmelo Rampino dice che mi aiuta. Dice che mi vuole bene.
Mi porta al mare e a mangiare una pizza. Dice che è come un papà.
Però ha iniziato a fare certe cose che non capisco.
Mi da baci sulla bocca e anche con la lingua.
Poi lo devo pure toccare giù, dice di pizzicarlo dieci volte e poi fa certi suoni strani.
Dice che devo fare cosi perché mi aiuta a diventare Sacerdote.
Mi dice che è normale, però mi dice anche che non deve sapere nessuno.
Mi da anche le botte. Con schiaffi e pugni. Poi mi spinge e mi ritira e continua a darmi schiaffi e pugni.
Poi mi mette anche sul tavolo a pancia in giù. Mi tira giù i pantaloni e mi fa male. Piango. Mi fa male il sedere. Ho i pantaloni bagnati.
Ho provato a raccontare, a dirlo. Se inizio a parlare non esce niente.
Don Carmelo mi fa paura. Dice che racconta alle persone che io mi drogo. Dice che io non sono nulla e non sarò mai nessuno. Mi dice che le persone non mi crederanno mai. Crederanno lui che è una brava persona. Un Sacerdote. Mi dispiace tanto non aver potuto raccontare la mia Storia a dieci anni, quando la mia infanzia è finita.”
Domenica 10 marzo 2019, ore 14,10, ricevo questo scritto e ne rimango profondamente turbato.
A scrivere i flash di quando era bambino, oggi è un uomo, un sopravvissuto che con la sua famiglia sta vivendo un momento molto difficile e duro della sua vita. Ma la voglia di vivere e di non arrendersi denunciando quello che ha subito, gli da la forza di andare oltre certi ricordi talmente sepolti che quando riemergono inarrestabili come un vulcano, spesso poi, ci vogliono giorni per realizzare se è un falso ricordo, indotto dal forte momento di stress, o è un fatto realmente accaduto.
Poi a furia di rielaborare, emergono anche i dettagli, persino gli odori e realizzi che purtroppo non è un falso ricordo. Ma solo qualcosa che la tua mente aveva sepolto per difendersi.
Da dieci giorni circa, parallelamente all’Autorità Giudiziaria, anche la Rete L’ABUSO ha aperto un fascicolo sul caso di don Carmelo Rapino, che nei prossimi giorni integreremo alla Procura di Lecce.
Tra le telefonate e le segnalazioni, notizie raccolte dai nostri volontari sul posto, le presunte vittime sembrano decine. A partire dagli strusciamenti, ai rapporti completi, fino ad a chi sostiene di averlo sorpreso in flagranza nella sacrestia.
Ma a sconcertare maggiormente è la cornice di un paese che sapeva chi era e cosa faceva don Carmelo, ma malgrado ciò afferma ancora oggi che è una brava persona, un buon padre spirituale. Qualcuno si vanta addirittura di aver sottratto in tempo il figlio.
Mi chiedo cosa avrebbe mai potuto fare un bimbo di 10 anni in un simile contesto, anche se nel suo ancora oggi profondo senso di colpa, nel ricordo, si accusa con questa frase “Ho provato a raccontare, a dirlo. Se inizio a parlare non esce niente. “
Sconcertante anche l’insensibilità della diocesi e l’arroganza del suo vescovo, Michele Seccia, che pur avendo ricevuto comunicazione dell’accaduto lo scorso maggio, non si è neppure preoccupato di informarsi su come stesse la presunta vittima. Le uniche parole che ha detto sul caso, oltre a tirarsene fuori, sono state “si riserva di adire le vie legali contro chi ha osato (o oserà) mettere in dubbio la sua correttezza”. Che coraggio…
Mi rammarico del fatto che non abbia ancora spiegato a noi e al suo gregge, quali siano questi provvedimenti che avrebbe subito adottato. Domenica 24 febbraio 2019 don Carmelo ha ancora celebrato messa, quindi si ritiene più che fondata l’ipotesi che non fosse neppure stato sospeso a divinis. Il 25 febbraio, sul sito della diocesi, don Carmelo risultava ancora Rettore di Maria Santissima Addolorata a Trepuzzi. È stato scioccamente rimosso solo dopo la pubblicazione della telefonata (26 febbraio), ignorando che le pagine rimosse si possono recuperare tramite la cache di Google. E si.
Prima che pubblicassimo il nostro audio, ha almeno rispettato le linee guida della CEI, o ha omesso pure quelle eccellenza ?
Zanardi
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