Di oggi la notizia apparsa su IL FATTO QUOTIDIANO, del prete alassino Luciano Massaferro, condannato a sette anni e otto mesi per gli abusi ai danni di una bimba di 11 anni, riabilitato dal cardinale Bagnasco, che ribalta la sentenza del tribunale italiano, e subito riaccolto dal vescovo Guglielmo Borghetti, teoricamente mandato da papa Francesco per fare pulizia nella diocesi dello scandalo, quella d Albenga.
Al di la degli appelli di TOLLERANZA ZERO di papa Francesco, è certo che Borghetti di pulizia ne ha fatta davvero poca e anche male, come poca è la giustizia del tribunale ecclesiastico di Genova, capitanato dall’ex presidente della CEI, il cardinale Angelo Bagnasco, oggi alle prese con un suo prete accusato di abuso di minori , don Francesco Castagneto, noto alla diocesi genovese dal 1988, che una volta indagato dalla chiesa, prese addirittura il suo posto nella parrocchia di Albaro GE.
Una vicenda a dir poco tragicomica, perché oggi, don Massaferro, sopranominato don Lu dai suoi amatissimi fedeli, celebrerebbe la messa nella chiesa di Sant’Antonio da Padova a Borghetto.
Ebbene molti non sanno la lunga e perversa storia di quella parrocchia, che comincia proprio quando don Luciano Massaferro viene rimosso e sostituito da don Francesco Zappella, come dicevano all’epoca uno dei fedelissimi del vescovo “spazzino” Borghetti.
Pochi mesi dopo la sostituzione di don Massaferro, grazie ad un’inchiesta della Rete L’ABUSO, anche don Francesco Zappella fu indagato per abuso sessuale a danno di minori e, colpo di scena, grazie a quella nostra denuncia, il pm Giovanni Battista Ferro, non solo accertò le tendenze pedofile di don Zappella, ma scoprì che era addirittura pregiudicato dal tribunale di Pinerolo, per aver abusato di due infraquattordicenni.
Don Zappella poi, fu archiviato per quello che riguarda la nostra indagine in quanto prescritto, ma il vescovo “spazzino” Guglielmo Borghetti, si guardò bene da prendere nei suoi confronti qualunque tipo di provvedimento o sanzione, neppure il processo canonico, anzi, lo rimandò in Uruguay, proprio in mezzo alle vittime che erano venute fino in Italia per denunciarlo.
Oggi, quasi paradossalmente, a lifting fatto, don Luciano Massaferro è tornato a dire messa e ironia della sorte, proprio nella chiesa di don Francesco Zappella.
Qui la riflessione si fa pesante, non tanto perché la chiesa copra i pedofili, quello è oramai un dato di fatto, persino papa Francesco ha messo nero su bianco nel suo ultimo Motu proprio Vos Estis Lux Mundi, che i preti abusatori vanno denunciati alla chiesa, omettendo come di consueto la denuncia alle autorità civili.
Questa volta a stupire sono però i parrocchiani di Borghetto Santo Spirito, che pur vedendosi un prete condannato in via definitiva in parrocchia, pare non solo non abbiano timore per i loro figli (data la patologia non curabile della pedofilia) ma non si sono minimamente allarmati per questo e accettano tacitamente don Luciano, che per carità, non dico vada messo al rogo, certo se io fossi padre un po’ di timore per mio figlio lo avrei, se fossi cattolico, mi ribellerei – in questo caso per una questione morale – vedendo nella mia chiesa un uomo con tale curriculum.
E invece nulla, nessuna protesta da parte dei parrocchiani per rifiutare quell’uomo indegno, che proprio il vangelo condanna con la frase “Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare” Matteo 18 – 6
Che dire di più, la chiesa è fatta di uomini e questi ne riflettono l’immagine, in questo caso, della loro discutibile chiesa.
Francesco Zanardi
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