Tra le tante santissime menzogne del Vaticano, anche quella dell’accesso agli atti per le vittime dei preti pedofili.
Una notizia clamorosa, ma che come per i tribunali per processare i vescovi insabbiatori; la Commissione minori “trasparente” nella quale inserì due vittime Marie Collins e Peter Saunders, così inefficiente ed inutile che la Collins lascio contestandone l’inerzia, mentre Saunders venne addirittura allontanato; le promesse di aiuto alle vittime e la tolleranza zero; la promessa di cacciare e perseguire i preti pedofili che poi in realtà coprì, come nel caso di don Nicola Corradi, Carlo Capella, Josef Wesolowski, gli abusi in Vaticano sui chierichetti del papa ecc. anche quella di accedere agli atti che riguardano i processi per abuso sessuale, si sta rivelando l’ennesima papa-frottola.
Dopo l’appello fatto da Bergoglio sull’abolizione del segreto pontificio e la possibilità per le vittime di accedere agli atti processuali canonici che le riguardano, più di uno dei nostri assistiti ha avanzato formale richiesta, tra questi anche Giada Vitale che proprio pochi giorni fa a “La vita in diretta” RAI1 ha anche denunciato (come accaduto in molti altri casi) che don Marino Genova, che abusò di lei quando aveva solo 13 anni, malgrado una condanna definitiva, non è mai stato dimesso dallo stato clericale.
Ebbene, come ci confermano diversi nostri assistiti che hanno avanzato domanda di accesso, non solo non hanno ottenuto i documenti promessi, ma neppure gli hanno risposto.
Differente la situazione per quanto riguarda l’Autorità Giudiziaria, alla quale, nei due casi ai quali la Rete L’ABUSO ha accesso, possiamo confermare che una risposta ci sia stata.
C’è un però, ovvero, la Rete L’ABUSO assiste anche le vittime di quei due casi e possiamo affermare che i conti non tornano. Infatti, praticamente tutti i documenti depositati dai nostri assistiti prima o nel corso del procedimento canonico, non sono stati consegnati agli inquirenti che li hanno richiesti. Perché ?
Tranne poche carte di nessuna importanza come la consacrazione del sacerdote e qualche altro appunto di poco valore, nulla di rilevante.
Noi della Rete L’ABUSO siamo stati in grado di accorgerci dell’ammanco grazie ai nostri assistiti che non solo ci hanno confermato la presenza di loro scritti fatti in fase di audizione da parte dell’autorità ecclesiastica, ma in molti casi hanno depositato denunce e pagine di memoriali circostanziati contenenti i nominativi di altre presunte vittime. Tutto materiale di rilievo, che però manca all’appello.
Ma la domanda cruciale al di la degli appelli fatti da uno Stato non più credibile come il Vaticano, quali garanzie ci sarebbero anche qualora consegnassero qualche carta in più ?
Francesco Zanardi
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