Non che avessimo grande fiducia nei provvedimenti della chiesa in materia di pedofilia, ma quanto accaduto a Genova nei giorni scorsi, onestamente ci lascia davvero spiazzati al punto di domandarci come si possa oggi affidare i propri figli al clero, sapendo che sono sotto la tutela di persone che di fronte ad una denuncia, preferiscano il buon nome della chiesa, a discapito dei minori.
Un nuovo caso nel genovese, di cui non parleremo ancora.
Qui vogliamo parlare dell’inquietante atteggiamento della chiesa, quella genovese che vede il vescovo uscente card. Angelo Bagnasco accusato di aver prima, nascosto Carlos Buela, l’argentino fondatore della Congregazione del Verbo Incarnato, scoperto dalla rete L’ABUSO nell’aprile del 2017 e nascosto nella parrocchia di Di Negro (GE), poi, nel dicembre 2019 un altro caso, quello di don Francesco Castagneto, prima parroco di Sori, piccola cittadina ligure dove decine di persone lo accusano e poi, trasferito nella parrocchia più illustre della città, nel quartiere della Genova bene, Albaro, ex parrocchia del cardinale, da dove è stato fatto fuggire in fretta e furia.
Con l’arrivo del nuovo vescovo Marco Tasca, si sperava che la linea omertosa dettata per anni dall’ex presidente della CEI Angelo Bagnasco si esaurisse e invece pare che le cose vadano peggio di prima.
Nei giorni scorsi, concluse le indagini avviate dalla Rete L’ABUSO a seguito di una denuncia, abbiamo voluto informare la diocesi genovese su un caso di presunti abusi avvenuti in un campo solare gestito dal clero.
Trattandosi di un campo estivo, ci aspettavamo un sollecito intervento, almeno al fine di acquisire il nome del presunto pedofilo ed eventualmente rimuoverlo. Sconcertante il disinteresse delle gerarchie e della diocesi genovese, che non si è neppure preoccupata di acquisire il nominativo del sospetto, venendo meno alla fiducia di chi, dopo i tanti appelli di papa Francesco, ha creduto che nella chiesa, finalmente, la tutela dei minori fosse divenuta una priorità.
Continua…
Francesco Zanardi
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