Era solo un apparente “veleno” che girava per Genova nel 2017, quando da più fonti segnalavano alla Rete L’ABUSO che padre Luca , molestava i bambini. Un file che come molti riponemmo nel cassetto in quanto mancava la presunta vittima, ma che oggi riemergerebbe confermato da un uomo che lo accusa, all’epoca dei fatti 12enne.

I fatti sarebbero accaduti a Loano, cittadina turistica della riviera ligure, dove si ricordano bene di padre Luca, dove il nostro assistito serviva la messa e frequentava il campo solare estivo gestito dai frati cappuccini, teatro delle presunte molestie che come da manuale la psiche fa riemergere dopo anni portando alla luce coperture e omertà.

Loano; nella diocesi di Albenga, molto chiacchierata per l’alta densità pedofila, oltre che per scandali di vario genere di cui la Rete L’ABUSO si è occupata molto in questi anni e nel 2015 commissariata dallo stesso papa Francesco.

Padre Luca, ordinato sacerdote nel 1994 viene assegnato al convento cappuccino di Loano e in quegli anni, la famiglia del nostro assistito decide di mandarlo insieme ai cugini ai campi solari estivi. Da subito qualcosa non torna, i cugini non vogliono più andare ai campi solari e così i genitori, ignari del perché decidono di ritirarli. Ma il nostro assistito, che a differenza dei cugini in quegli anni ha problemi famigliari, resterà fino alla fine dell’estate durante la quale subirà più volte le attenzioni del frate.

Nel frattempo, da quanto siamo riusciti a ricostruire, padre Luca viene più volte denunciato (lui stesso lo ammette – sottolinea fossero maggiorenni), purtroppo solo all’autorità ecclesiastica. Secondo le nostre fonti nel 1998, nel 2013 e nel 2017, quando la situazione sembra tracollare e si decide improvvisamente di mandarlo a “curare” negli Stati Uniti, da dove farà ritorno dopo qualche mese.

Malgrado ciò resterà sempre a contatto con minori, tutt’ora  referente nelle pastorali giovanili di Santa Margherita Ligure e della diocesi di Savona – Noli.

L’attività di indagine della Rete è stata molto complessa dopo la denuncia dell’uomo, oggi poco più che trentenne e padre di famiglia che probabilmente, dopo la nascita dei figli, come spesso accade in questi casi ha iniziato a maturare il trauma, fino ad esplodere. Rivoltosi alla Rete L’ABUSO nelle scorse settimane, non ha saputo fornire altro che il nome del frate “padre Luca”. Da qui sono iniziate nel massimo riserbo le nostre ricerche, intanto per capire chi fosse questo frate senza un cognome, rintracciato poi grazie ad un annuario dei cappuccini liguri e successivamente riconosciuto dal nostro assistito, grazie ad una fotografia.

Una situazione che per vie traverse, dato il coinvolgimento di personaggi eccellenti abbiamo verificato ulteriormente interpellando i cappuccini, più di uno, che confermerebbero sia le presunte tendenze del frate, sia il fatto che nel 2017, a seguito di queste problematiche, sia stato mandato negli USA per un periodo di “cura“.

Durante l’indagine svolta dalla Rete L’ABUSO abbiamo sentito al telefono anche il frate, padre Luca Maria Bucci che pur negando i fatti con minori, ammetterebbe problematiche che definisce di “eccessivo affetto“, le denunce e le successive cure negli Stati Uniti. Cercando di rassicurarci, al telefono commenta “io faccio già un percorso di super protezione con psicologa, direzione spirituale. Sanno sempre dove sono, dove vado cosa, faccio“.

Anche se per i fatti denunciati dal nostro assistito – risalenti al 1994 – sotto il profilo penale è intervenuta la prescrizione, come lo stesso Bucci ammette al telefono, ci sono state però altre due denunce, per quanto l’Associazione è informata, risalirebbero al 2013 e al 2017, fatti che non sarebbero prescritti, probabilmente denunciati solamente all’autorità ecclesiastica. Per questo motivo padre Luca Maria Bucci è stato formalmente denunciato alla Procura della Repubblica di Genova, alla quale si chiede (nel rispetto della norma dell’abolizione del segreto Pontificio) l’acquisizione dei fascicoli relativi ai fatti citati dallo stesso Bucci.

L’inerzia delle gerarchie ecclesiastiche che malgrado tutto non lo hanno mai isolato dai giovani e che oggi, vedono il vescovo uscente card. Angelo Bagnasco accusato di aver prima, protetto a Genova Carlos Buela, l’argentino fondatore della Congregazione del Verbo Incarnato, che la Rete L’ABUSO rintracciò nell’aprile del 2017, nascosto in una parrocchia a Di Negro poi, nel dicembre 2019 un altro caso travolge il neo pensionato Presidente della CEI, quello di don Francesco Castagneto, prima parroco di Sori, piccola cittadina ligure dove decine di persone lo accusano, poi, trasferito nella parrocchia più illustre della città, nel quartiere della Genova bene, Albaro, ex parrocchia del cardinale, da dove è scomparso e si sono perse le tracce.

Con l’insediamento del nuovo vescovo di Genova Marco Tasca, ci si aspettava un cambio di di linea ed invece, dopo la segnalazione della Rete L’ABUSO al Servizio diocesano per la tutela dei minori dell’Arcidiocesi di Genova, la risposta, arrivata solo dopo un nostro articolo, non è delle più rassicuranti.

Al di la del fatto che non hanno voluto sapere neppure il nome del frate accusato, quantomeno per poterlo momentaneamente isolare in via cautelativa e al fine di scongiurare eventuali reiterazioni del reato, malgrado i continui inviti alle vittime di denunciare gli abusi alla chiesa, a noi rispondono di rivolgerci all’Autorità Giudiziaria, alla quale, anche senza l’indicazione della diocesi, ci eravamo già rivolti per procedura.

Francesco Zanardi

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