Il senso di disperazione delle vittime del clero italiane, e il palese fallimento di Istituzioni e magistratura, nonché della cultura civile di un paese tra i più industrializzati – incapace o connivente poco importa – ma che di fatto non è stato capace di mettere mano a una soluzione. Tutto ciò ha portato, proprio nel nostro paese, un vero paradosso: vediamo le vittime chiedere giustizia a chi ha permesso per decenni il loro stupro, in quanto in balìa di governi incapaci. Quasi un invito alle vittime a farsi giustizia da sé.
Dico paradosso perché nel resto del mondo le vittime chiedono giustizia allo Stato e alla magistratura, non agli aguzzini, a loro si chiede semplicemente di cambiare linea, di denunciare alle autorità civili i crimini e rimuovere dalla chiesa il pedofilo.
Molti paesi di fronte alla consapevolezza di quello che per la chiesa è un problema endemico, hanno adottato una soluzione alquanto indolore e laica, perché non rivolta alla sola chiesa e al tempo stesso modernamente in linea con quanto è oramai abbondantemente appurato dalla scienza medica. Da anni di è consapevoli che il “disturbo post traumatico da stress”, di cui soffrono tutte le vittime di violenza sessuale, ha tempi di maturazione molto lunghi. Lo stesso crimine viene equiparato dagli psicologi di tutto il mondo a un “omicidio psichico”.
La soluzione che ha restituito, in primis, dignità e giustizia alle vittime e, al tempo stesso, ha fatto in modo che la chiesa attuasse finalmente provvedimenti di tutela non più rivolti alla sola Istituzione, ma questa volta anche ai minori che la frequentano, è stata così semplice quanto efficace.
È semplicemente bastato un Decreto Legislativo che rimovesse, come accade da sempre per l’omicidio fisico, anche per quello psichico i termini di prescrizione. Nell’introduzione della nuova norma hanno lasciato una finestra di sei mesi, un anno – a seconda dei paesi – che permettesse alle vittime già prescritte, di denunciare i crimini subiti.
Incredibile all’apparenza, anche se in realtà razionalmente ovvia, la reazione delle conferenze episcopali di quei paesi che hanno reagito come sempre in tutela dell’Istituzione, ma di riflesso questa volta anche verso le vittime e la prevenzione.
È infatti accaduto il miracolo!!!
Sono state le stesse conferenze episcopali, per la prima volta nella storia, a convocare le vittime note alla chiesa tentando accordi di risarcimento. Senza più prescrizione l’alternativa era che lo decidesse un tribunale, e di sicuro non avrebbe stabilito cifre irrisorie come quelle proposte dal clero. Per esempio in Germania inizialmente era stato stabilito un indennizzo di 5.000€, oggi arrivato a 50.000€.
Cifre ancora irrisorie se paragonate alle tabelle ufficiali, tuttavia toccando anche quel poco nel portafogli della chiesa, di riflesso lei stessa ha iniziato, per tutelarsi, a trattare e non a sottovalutare, come era sempre accaduto, anche le nuove segnalazioni.
È pur vero che ancora oggi in tutto il mondo, la scarsa collaborazione della chiesa non ha ancora portato a norme che garantiscano la salute psicofisica dei minori che la frequentano, tuttavia si è passati grazie agli Stati che hanno adottato questa soluzione, da un muro di gomma – che in Italia non è mai stato contrastato in alcun modo – ad una speranza concreta per le vittime di poter finalmente accedere a percorsi terapeutici che potessero rendere loro almeno la dignità ed una vita più serena.
Zanardi
La Chiesa cattolica italiana sta negando gli scandali sugli abusi sessuali del clero?
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