Uno dei più classici episodi che si manifesta nelle comunità quando accade un evento grave che la coinvolge, è quello di sentirsi chiamati in causa e anche senza che nessuno lo chieda, di dover chiarire la propria posizione e l’estraneità a quell’evento traumatico per l’intera collettività. Una normalissima difesa psicologica a protezione di sè stessi, un pò come quando metti una mano sul fuoco e la ritrai al calore. Se poi hai avuto in quell’evento una partecipazione attiva – basta l’essersi accorti di qualcosa e aver taciuto – ecco si arriva a barbarie come quelle che leggo sul giornale di oggi, a firma di Tiziana Tavella, così giornalisticamente obbiettiva che oltre a non aver sentito la presunta vittima, neppure la cita e da fiato al bigottismo popolare che la crocifigge pubblicamente.
Si legge nello stesso che Enna è “città dal forte sentimento religioso”, ma non specifica quale, non certo quello cattolico che nelle sue scritture (Matteo 6 e 7) “6 Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. 7 Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!”.
Una comunità che rema contro gli stessi appelli di papa Francesco, che chiede trasparenza, quella che non c’è a partire dal vescovo monsignor Rosario Gisana che, appena raccolta la denuncia della presunta vittima, non ha sospeso il prete trasferendolo nel ferrarese, per l’esattezza nella parrocchia di Vigarano Mainarda, in mezzo ai giovani con quali si era subito integrato (vedi foto a sinistra). La curia sostiene sia nel ferrarese per frequentare un dottorato di ricerca, ma dalla foto a lato, sembra più stia facendo attività in parrocchia con i giovani tra i quali almeno cautelativamente non dovrebbe stare.. Chissà se il vescovo di Ferrara ha almeno avvisato i genitori di quei ragazzi o non abbia fatto lo stesso del vescovo Gisana.
Ma qui nessuno si indigna, si sa è sempre più facile prendersela con chi è vittima.
Una comunità che malgrado come stia agendo disumanamente, definendo le indagini della procura in corso “indicibili ed inaccettabili”, anche queste contestate alla vittima, mica agli inquirenti, ha pure la faccia tosta di definirsi cattolica.
Francesco Zanardi
Presidente Rete L’ABUSO
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