Un profilo al quanto turbato quello di don Emanuele, attaccato eccessivamente a paramenti e ideologie, questo quanto emerge dai racconti di chi lo conosceva ma soprattutto dal giudizio negativo di don, oggi mons. Luigi Panighetti (rettore nel primo biennio) che già nel 2015 riteneva che Tempesta non dovesse diventare prete e non dovesse procedere al successivo quadriennio.
Il suo percorso in seminario infatti fu rallentato due anni proprio per questo motivo, ma poi mons. Michele Di Tolve (per soli 5 anni rettore del seminario) lo fece ugualmente prete.
Si sa, le vie del signore sono infinite e la scappatoia la si trova sempre.
Come la si è trovata per l’altro sacerdote milanese che malgrado citino come ex seminarista, tuttavia ha abusato in parrocchia dove faceva l’aiutante e dalla quale non è mai stato allontanato, se non per la misura cautelare emessa dal gip di Milano Alessandra Clemente.
Un altro triste esempio del fallimento della chiesa e della finta tolleranza zero del papa, che ancora una volta fa vittime minori incautamente affidate dai genitori alle cure del clero.
Malgrado la richiesta di silenzio della procura, la diocesi ha pensato bene di interrompere intercettazioni e tutto ciò che la procura avesse messo in tatto in fase di indagine.
Ci auguriamo che almeno per questa continua fuga di notizie che anche questa volta ha reso vana l’indagine, qualcuno paghi sul serio.
Lo stesso, per chi gli ha permesso di fare un campo di 15 giorni, con adolescenti, a Bardonecchia.
Zanardi
Pedofilia: l’arcivescovo di Milano Mario Delpini Insabbia volutamente il caso.
Comments are closed