Si terrà a Berna dal 17 al 19 settembre il simposio delle associazioni – gruppi di vittime di 17 paesi europei – sulla pedofilia, in particolare quella clericale, una pandemia che vede l’Italia il paese più colpito dell’eurozona, con all’attivo più di 300 casi in soli 15 anni (70 casi in 50 anni quelli del famoso film Spotligh) e con una proiezione in assenza di una commissione governativa, che conta un milione di vittime solo in Italia, il potenziale più elevato del pianeta secondo lo studio del collega irlandese Mark Vincent Healy.

Un problema che a differenza degli altri Stati membri l’Italia si rifiuta di affrontare da più di dieci anni e che sfugge ai più grazie all’editoria italiana che ne parla poco e indirizza sistematicamente le eventuali problematiche/soluzioni disconoscendo lo stato, al Vaticano (cioè ad uno Stato estero) anziché al governo italiano, permettendogli così di non pronunciarsi da più di 11 anni.

Un’editoria che poche settimane fa è stata diffidata proprio per questo dalle vittime italiane, a rappresentarle se in assenza di una loro dichiarazione, in quanto sempre nello stesso contesto di disinformazione editoriale (oggi in Italia sostanzialmente ridotta a pochi gruppi, meno di 10 che ne creano di fatto un monopolio), i media hanno assunto una grave posizione unilaterale che per nulla ci rappresenta e che non rappresenta neppure la deontologia giornalistica.

Azioni di censura o ancora peggio utili a disorientare i lettori (disinformandoli) e a far si che gli interessati possano eludere la risposta, come accaduto ancora pochi giorni fa per mano del SECOLO XIX, che nell’ambito dell’iniziativa anti pedofilia #PARTIAMODALBASSO, lanciata alcuni mesi fa dalla sezione Human Rights della Rete L’ABUSO e attualmente indirizzata ai candidati dei 54 comuni liguri che andranno al voto, la testata, quasi a voler dare un colpo di spugna aggirando l’iniziativa, si è limitata a sentire sul tema unicamente i candidati della sola città di Savona, ai quali peraltro non ha neppure chiesto l’impegno elettorale di aderire all’iniziativa, che non ha citato.

Colpo di spugna che tuttavia non cambia il dato importante che vede la Liguria a campione (qui i dati aggiornati in tempo reale) . Dato che porteremo al simposio di Berna per valutare attraverso le adesioni, l’effettivo interesse delle amministrazioni locali, della politica in materia di tutela dei più piccoli.

L’Italia ad oggi risulta indifferente al problema con la complicità dei mezzi di informazione, oltre che inadempiente di fronte ai vari solleciti su accordi europei e internazionali, come il Vaticano, non ha mai risposto all’ONU sul Report Giustizia.

Malgrado una interrogazione parlamentare dell’Onorevole Matteo Mantero, una diffida della Rete L’ABUSO al Governo (che non ha mai risposto) e una successiva denuncia per inadempienze del governo alla Procura di Savona, archiviata proprio mentre l’Italia denunciata dalla Rete L’ABUSO veniva interrogata (facendo scena muta) dal Comitato per la tutela dell’infanzia delle Nazioni Unite. (La risposta dell’ONU al punto 21 del testo)

Ma la Rete L’ABUSO, malgrado il deplorevole contesto italiano, porterà al simposio anche delle soluzioni e le formule per poterle attuare in Italia, anche senza dover per forza legiferare o intervenire modificando i patti Lateranensi, come spiega l’avvocato della Rete Mario Caligiuri.

Soluzioni che in modo davvero semplice migliorerebbero da subito la sicurezza e soprattutto alzerebbero notevolmente il livello di prevenzione, oggi praticamente inesistente nel paese.

Un paese che come documenta Stefano Pitrelli sul Washington Post, da meta della cristianità, oggi è meta turistica per gli abusi sui minori dei preti cattolici.

Qui il comunicato stampa con embargo, visibile solo il 19 settembre (06 am) “Abusi sui minori in Europa: gruppi di vittime….

Zanardi

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