I preti pedofili in Francia avrebbero stuprato 72 bambini a testa. Non sappiamo per quante volte.

Questo è il risultato che si ottiene semplicemente dividendo le 216.000 vittime sopravvissute (quelle morte o suicidate non sono state sentite), per i 3000 preti pedofili riconosciuti (dato che come lo stesso Presidente della CIASE Sauvé sottolinea, è al ribasso).

Dal Vaticano questa volta non possono bastare le lacrime di coccodrillo, le solite scuse e la solita vergogna come quando i bambini ne combinano una e vengono scoperti.

Ma quanto la chiesa italiana davvero soffre per le vittime?

Mi pongo la domanda perché ogni volta che esce un caso le frasi sono sempre del tipo “la pedofilia fa male alla chiesa” oppure “la chiesa soffre per gli abusi” ma non si va mai oltre le affermazioni piu banali. Poche volte ho sentito affermare la pedofilia fa male ai bambini, dobbiamo fare qualcosa per fermarla. Altrettante poche volte ho visto le comunità cattoliche lamentarsi e opporsi affinché si faccia chiarezza.

In Francia la CIASE non gliele ha certo mandate a dire, il Presidente Jean – Marc Sauvé lapidario afferma ; “Crudele indifferenza della Chiesa francese verso vittime della pedofilia”.

Anche se io personalmente avrei detto la frase al presente e con qualche differenza, tipo; “Crudele superficialità della chiesa, indifferente verso i propri figli e nipoti, potenziali vittime della pedofilia”.

Le vittime del clero sono tutte cattoliche, improbabile che un musulmano, un testimone di Geova o un ateo vedano stuprare i propri figli. Ogni volta mi domando come sia possibile che l’intera comunità cattolica ignori  puntualmente questo dato.

È necessario anche in Italia (come oramai si è fatto ovunque) ci si avvii verso una Commissione indipendente, seria, che possa rendere giustizia alle vittime ancora viventi, che possa rendere loro almeno il riconoscimento della sofferenza. Un riscatto umano che la CEI “evangelicamente” ipocrita non è capace di recepire.

E’ il momento che le istituzioni aprano gli occhi, anche in Italia.

Zanardi

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