Sono all’incirca le 10,40 del 28 ottobre 2021, mi trovo a Pavia in tribunale. Al mio fianco, poche seggiole più avanti, don Silverio Mura che attende di essere interrogato dai giudici avrebbe utilizzato un nome falso (Saverio Versano) per far perdere le tracce e sfuggire alle accuse che lo vedevano indicare da più persone a Napoli, per abuso di minore.

Suona il telefono ed è Arturo Borrelli che mi annuncia la sentenza appena uscita a Napoli che condanna don Silverio al pagamento dei danni e delle spese. Insieme a lui responsabile anche la scuola statale di Cicciano, dove il Mura aveva adescato 30 anni fa quel ragazzino, Arturo.

Una vicenda lunga e dolorosa dove Borrelli e sua moglie hanno dovuto affrontare la dolorosa morte di uno dei loro tre figli appena 18enne.

Una battaglia che ho seguito dall’inizio e durante la quale ho sofferto insieme alla famiglia Borrelli, che nel frattempo ha perso anche il lavoro.

Arturo Borrelli è il primo assistito che la Rete L’ABUSO ha seguito quando pochi mesi prima del 2010, io ed altri 8 folli come me, decisero di dare vita a quella che oggi è una delle più attive associazioni europee. Certo all’epoca sembravamo più un’armata Brancaleone che nulla a vedere con l’organizzazione che siamo diventati oggi. Una struttura gratuita per le vittime, che conta solo in Italia 23 avvocati specializzati e radicati sul territorio.

Come Presidente non posso che esprimere la mia felicità per questa vittoria, che purtroppo non risolverà quanto accaduto, ma è davvero importante per il nostro associato, soprattutto sotto l’aspetto emotivo e personale.

I miei complimenti vanno naturalmente anche all’avvocato Carlo Grezio e alla dottoressa Luisa D’Aniello, grazie alla cui professionalità è stato possibile ottenere questa vittoria che ha reso giustizia su fatti datati e risalenti a trenta anni fa.

Zanardi

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