Nelle settimane scorse un’inchiesta di Die Zeit aveva criticato l’operato di Benedetto XVI, ai tempi in cui era arcivescovo di Monaco e Frisinga. Secondo il giornale ci sono prove del fatto che abbia coperto un prete pedofilo.

Dal Vaticano immediata la smentita del suo segretario, mons. Georg Gaenswein: «L’affermazione che egli fosse a conoscenza degli antefatti», ovvero accuse di abusi sessuali, «al momento dell’ammissione del padre Peter Hullermann è falsa. Di tali fatti precedenti non aveva alcuna conoscenza».

Per i media italiani, tranne pochissimi, la notizia è quella che il Papa Emerito respinge le accuse, nei fatti neppure avanzate da vittime o associazioni, ma da una Commissione d’inchiesta condotta dallo studio legale Westpfahl Spilker Wastl.

Par davvero strano nessuno ricordi la recentissima storia del Papa Emerito (poi dimesso), che nel 2004 (prima di diventare papa) fu trascinato in tribunale da un avvocato di Houston (Texsas) per intralcio alla giustizia. Nel 2005, diventato Papa, uscì da quel processo, reclamando in quanto capo di Stato, l’immunità.

Pare strano pure, che nessuno ricordi il suo coinvolgimento in casi italiani, come quello di don Nello Giraudo a Savona, quello di don Pietro Tosi a Ferrara (dal cui stupro nacque Erik Zattoni) oppure quello dell’Istituto cattolico per bambini sordi Provolo di Verona, fu proprio il suo papato a volere la commissione di inchiesta nel 2010, che però finì nel nulla insieme al caso di don Nicola Corradi, poi condannato in Argentina a 42 anni di carcere per altri stupri, sempre su bambini sordi dell’Istituto Provolo, questa volta quello sudamericano, al quale Ratzinger lo lasciò a capo.

Giornalisticamente oggi, limitare al fatto che il Papa emerito ha respinto le accuse di Monaco dimenticando la sola cronaca scritta ieri, da chi oggi pare avere un buco nero nella mente, trovo sia davvero di cattivo gusto ed offensivo per il pubblico, quasi preso per stupido da chi invece dovrebbe illuminarlo.

Zanardi

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