Un doveroso minuto di silenzio, per riflettere come società civile se è mai possibile che in Italia chi ha subìto abusi e oggi ha una missione nella vita: quella di dare trasparenza, debba essere anche usato dal sistema e poi lasciato solo e senza giustizia dallo Stato.

A questo punto siamo arrivati?!  A chiedere alle vittime di sostituirsi allo Stato, alla società?!  Vi rendete conto come è straziante?

Ma noi come comunità, il Vaticano e soprattutto il Governo italiano: non c’è un vago senso di vergogna rispetto a questo? per i bambini, i sopravvissuti e anche per chi, in Italia, non ce l’ha fatta, i non sopravvissuti?

Sono tante le occasioni in cui si commemorano gli avvenimenti del passato, di quella storia che ha segnato in particolare il popolo italiano ma non solo.

C’è però una MEMORIA scomoda in Italia che nessuno vuole, forse perché il principale responsabile è lo Stato e certo, ricordare che con la sua inerzia ha lasciato per decenni – e continua a lasciare – migliaia di minori italiani senza alcuna tutela neppure preventiva, in virtù di uno Stato estero, non fa un grande onore allo stesso Stato, ma forse sarebbe utile ricordarlo ugualmente, solo per la peculiarità del caso, così da poter vedere qualora ci siano anche i progressi.

Come avrete notato in Europa, Francia, Spagna, Portogallo e Germania si parla per l’ennesima volta della pedofilia nel clero cattolico. Sarebbe bene parlare di pedofilia anche in Italia, in quanto i vuoti legislativi – vero problema dietro al quale si nasconde anche la chiesa – sono gli stessi dietro i quali si nascondono anche i pedofili laici e questi certo non li potrà mai colmare la chiesa, dovrà per forza, come accade altrove, farlo lo Stato.

Grandi assenti nel panorama Italiano, come di consueto, i sopravvissuti, così imbarazzanti da spingere a un genuino atto di masochismo persino Fabio Fazio e la RAI, che pur di cancellarci DALLA MEMORIA e tirandosi addosso le scontate critiche della Stampa Estera, si sono prestati nell’intervista al Papa a tacere proprio l’argomento che da settimane scuote – tranne in Italia – la chiesa cattolica e la stampa di tutta Europa, quasi a intendere che qui sia una penisola felice.

Certo, all’occorrenza i sopravvissuti “della penisola” anche in Italia sono protagonisti di interviste e testimonianze, però quasi come attrazioni utili più che altro all’occhio dello spettatore. La Rete L’ABUSO che non è Francesco Zanardi ma i sopravvissuti italiani, più di 1.400 persone che fanno squadra da dodici anni, malgrado sia l’unica in Italia ad occuparsi della materia, in questi giorni è la grande esclusa dal dibattito pubblico, almeno quello italiano. Differente la situazione all’estero dove invece l’opinione dei sopravvissuti italiani, i rilievi dell’Associazione e dei suoi avvocati stimolano curiosità e non vengono sostituiti da chi fa cronaca o dall’opinionista di turno.

Un paese il nostro dove in qualche modo, anziché pensare al problema e a come risolverlo, non si è mai andati oltre al solo scrivere storie sui sopravvissuti e giustificazioni delle gerarchie senza mai citare, per esempio, la connessione tra i casi, o i vuoti legislativi che ne disegnano chiaramente il sistema italiano. Si è scritto per vendere, giornali, libri, sciacallando l’anima, il lavoro di chi, superando il dolore e la vergogna, si è fatto avanti, ci ha messo la faccia ed è stato a sua volta spesso querelato dai suoi stessi carnefici per aver denunciato il fatto.

L’annullamento della memoria che ha più volte visto depredare il lavoro decennale prodotto dai sopravvissuti, che spesso neppure vengono citati, riproponendo gli esiti di quelle loro sudate battaglie; quasi a volerne negare non solo l’operato immenso, soprattutto alla luce delle carenze italiane, ma quasi persino a negarne l’esistenza. Dall’altro lato gli opinionisti che rispondono a volte per il Governo, altre volte per il Papa, altre ancora per pubblicizzarsi o pubblicizzare i propri libri, ma mai per chi è poi vittima del problema. Mai una volta anche solo dicendo al Governo quello che i sopravvissuti chiedono, tirandolo in causa e magari esigere risposte. Invece no, in Italia oggi non si fanno più inchieste serie da anni, si chiedono risposte e soluzioni al problema allo stesso imputato, alla chiesa, alle sue gerarchie e a chi ha tutto l’interesse a rassicurare “che in Italia non c’è un problema”. Non si chiede mai ai sopravvissuti come realmente vadano le cose, ecco perché il problema non esiste.

L’Italia, quel bel paese dove politica, nella sua totale assenza, è riuscita a farsi sostituire dai giornali e a produrre il business umanamente più squallido d’Europa, direttamente sulla pelle bambini italiani sopravvissuti agli abusi sessuali commessi dal clero e non, persino sui loro stessi figli e nipoti.

Un business, che vede sulla pelle dei sopravvissuti quello di molti studi legali che però in Italia, a differenza degli altri paesi, fanno a gara non per difendere le vittime, ma le diocesi ed i preti accusati. Per fortuna, se pur pochi, altri si accontentano del patrocinio a spese dello Stato e si fanno carico delle vittime e di molte spese che il patrocinio in Italia non copre.

L’editoria, che oramai è ridotta a monologhi privi di contraddittorio alle dichiarazioni delle gerarchie accusate che invece dovrebbero dare risposte, ma non glielo contesta nessuno.

Francesco Zanardi

Portavoce Rete L’ABUSO – ECA Global Italy

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