Una soluzione gattopardesca e davvero poco civile quella della chiesa italiana, ben lontana dal Vangelo che predica, è prima al mondo a livello di Conferenza Episcopale a fare un enorme passo indietro, proprio nel paese dove invece ci si immagina sia la più efficiente, e invece nega pubblicamente verità giustizia per i sopravvissuti, quasi reclamando il “diritto all’abuso”.
Già delusi dai precedenti silenzi, insieme ai cattolici che nei giorni scorsi a centinaia avevano sottoscritto il documento del Coordinamento #ItalyChurchToo alla CEI, al quale avrebbe dovuto rispondere al termine dei lavori dell’assemblea, invece ha trovato puntuale un assordante silenzio per tutti.
Il messaggio è chiarissimo a questo punto, i Vescovi italiani malgrado millantino fiducia e insistano nel proclamare verità e giustizia per le vittime, non hanno la più pallida intenzione di fare un mea culpa sulla pedofilia, ma solo di superare quanto prima e più indenni possibili questo “irritante problema” che gli arreca imbarazzo.
Situazione tanto evidente che il corrispondente dell’agenzia REUTERS commenta nella sua domanda al Cardinale Matteo Zuppi in conferenza stampa; “la solita commissione fatta all’italiana quindi?”.
Perché un’enorme delusione ?
Assistiamo ad un grande passo indietro, controcorrente al resto del mondo. In Italia non c’è stato alcun coinvolgimento dei sopravvissuti, i Vescovi hanno deciso che non ci sarà nessuna commissione di inchiesta, tantomeno indipendente, ma una semplice analisi sommaria dei dati dal 2000 al 2021 che da sempre sono presenti presso gli archivi delle diocesi e della CDF, detta “indipendente” ma gestita da istituti e persone unicamente accreditate dal clero.
Come ha fatto notare in conferenza al neoeletto Cardinale Matteo Zuppi il Presidente della Rete L’ABUSO Francesco Zanardi, con questo sistema (soli venti anni di analisi dei casi) saranno discriminate ed escluse migliaia di vittime, oltre a quelle non note alla chiesa e che sfiduciate dalla decennale inconcludenza (oggi rinnovata), scoraggiate dall’ assenza di qualunque proposta concreta di aiuto o di indennizzo, non trovano motivo di recarsi in uno sportello diocesano col rischio di dare un’informazione che sottoscriveranno non si sa a che prò e che magari servirà a tutelare il prete, rischiando che venga così segnalato e nuovamente nascosto, perdendo così anche la possibilità di poterlo monitorare.
È più che ovvio che i sopravvissuti non abbiano alcuna voglia di condividere la loro sofferenza e il loro dramma con l’Istituzione che ha permesso sistematicamente con la sua omertà il loro stupro, nascondendo poi, proteggendo e realizzando “23 centri di cura” per gli stupratori e non per le vittime, alle quali oggi rinnova il rifiuto di qualunque forma di giustizia.
Una proposta oltretutto antiscientifica l’analisi dei soli ultimi 20 anni, o forse studiata ad ok perché è ben noto dai vari studi scientifici accreditati, che il tempo di maturazione del trauma da parte delle vittime sia in media di 30 anni e la soluzione di eliminare le vittime precedenti al 2000 (ovvero chi ha già maturato il trauma arrivando alla denuncia) analizzando solo i casi successivi in cui quasi certamente chi ha subito non ha ancora maturato (e quindi non è ancora pronto alla denuncia), è una soluzione da autentici mascalzoni, che non lascia più alcuna speranza nelle gerarchie italiane, che con questa loro infelicissima decisione dimostrano nei fatti al mondo intero, l’alto livello di menefreghismo delle gerarchie per il danno subito dalle vittime, lo spregio dei più piccoli e della stessa vita umana.
Le Nazioni Unite hanno più volte sollecitato al Governo italiano l’istituzione di centri di cura attraverso il Servizio Sanitario Nazionale, la creazione di canali sensibili alle vittime, che agevolassero la denuncia alle autorità civili, l’estensione del certificato anti pedofilia anche al volontariato (tra cui il clero) una commissione d’inchiesta Statale e il risarcimento delle vittime.
Ma pur avendo ratificato la Convenzione per la tutela dell’infanzia, il nostro paese non ha mai voluto adempiere alle norme di tutela e adeguarsi, di fatto non solo favorendo nell’ultimo ventennio il fenomeno ad unico danno dei minori, ma lasciando lo spazio a gestioni criminali di vario genere gli stessi responsabili, da anni oramai totalmente inconcludenti nella penisola.
La stessa Autorità Giudiziaria italiana da vent’anni sembra voler continuare a mantenere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, è forse il problema peggiore in quanto non solo continua a lasciare che le violenze sui minori proseguano, ma dal lato Istituzionale denuncia una grave inefficienza che nei fatti si traduce in milioni di minori italiani privi di protezione ed esposti al costante rischio, non solo del clero.
Francesco Zanardi
Conferenza stampa integrale
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