Don Livio Graziano incarcerato il 26 ottobre scorso, è agli arresti domiciliari presso una struttura del clero dallo scorso 4 dicembre, dopo essersi debilitato con uno sciopero della fame auto indotto ed aver così ottenuto i domiciliari in una delle 23 strutture sparse sul territorio dove la chiesa afferma di “curare la pedofilia”, spesso ottenendo solo che il sacerdote eviti il carcere.

Già qualche settimana fa il padre del ragazzino aveva presentato formale denuncia  all’Arma dei Carabinieri in quanto, da diversi profili apparentemente appartenenti nel nikname a don Livio Graziano, erano apparsi cuoricini ed altre emoticon di apprezzamento su fotografie pubblicate sui profili della presunta vittima. Il 13enne si era anche visto violare l’account Facebook e Google. Le stesse indagini fatte successivamente alla denuncia avevano appurato che la connessione dalla quale erano state effettuate le violazioni, era proprio quella della struttura dove don Livio è attualmente ai domiciliari.

Tuttavia, non si comprende perché gli investigatori, dopo aver accertato  che le violazioni provenissero dalla casa famiglia Unitalsi, non abbiano proceduto ad individuare il responsabile materiale. Anche il difensore della presunta vittima, l’avvocato Giovanni Falci ha fatto istanza al tribunale dove è in corso il processo, denunciando l’accaduto e chiedendo un intervento, ma l’istanza è stata rigettata in quanto come detto sopra, non si è proceduto all’individuazione fisica del responsabile.

Anche se non più violando gli account, tuttavia le molestie continuano e il padre del ragazzo che ricordiamo essere 13nne, nel tentativo di evitare i continui stress del figlio che si aggiungono al già difficile percorso giudiziario al quale il ragazzo e la famiglia sono sottoposti, data l’inconcludenza degli inquirenti, più volte sollecitati dall’uomo, decide di rivolgersi direttamente al vescovo di Aversa.

Così lo scorso mercoledì si è recato in Diocesi, ricevuto dal vescovo Angelo Spinillo al quale ha esposto la grave situazione. È stato lo stesso vescovo Spinillo, davanti al padre del ragazzo, a contattare il dottor Paquale Zagarese, un medico diacono responsabile della struttura che ospita don Livio Graziano ed intestatario della connessione internet usata per violare gli account del ragazzino, al quale ha chiesto esplicitamente, come vescovo, di vietare l’uso di internet a don Livio.

Purtroppo però, da come si evince dal profilo Facebook del sacerdote, questo continua ad avere regolarmente accesso ad internet, cosa che al di la dello specifico accaduto, data l’accusa di pedofilia, le restrizioni domiciliari ed un processo in corso, il semplice buonsenso fa pensare non dovrebbe avere un accesso incontrollato a internet.

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