Un inaspettato approfondimento nel processo a carico del prete pedofilo don Silverio Mura denunciato dalla Rete L’Abuso – accusato di aver utilizzato un nome fasullo per trovare ospitalità presso una congregazione nel pavese – che lo scorso 28 ottobre ha visto in aula il Presidente della Rete Francesco Zanardi, testimone dell’accusa nei confronti del sacerdote – condannato insieme alla scuola statale Borsi Due di Ponticelli a risarcire con 320.000€ la vittima Arturo Borrelli – per gli abusi sessuali subiti 30 anni prima dall’allora undicenne, adescato a scuola nelle ore di religione. Qui la responsabilità civile della scuola.
Ma sembra che ,grazie alla chiesa e al cardinale Crescenzio Sepe, che non solo ha nascosto per quasi 10 anni il Silverio Mura, poi rintracciato a Pavia con il nome di Saverio Aversano, dove riceveva dalla sua congregazione nel napoletano la posta reinbustata e spedita al falso nome dai suoi complici, sembrano emergere altri cassi.
Malgrado la perizia allegata alla querela della Rete redatta dalla criminologa Luisa D’Aniello, il prete, coperto ancora una volta dalla chiesa e dal sindaco – che da sue dichiarazioni aveva subito segnalato la cosa alla curia, anzichè alla polizia – ha fatto perdere le sue tracce anche da Montù Beccaria, pur restando sulla base della perizia incontestata della dott.sa D’Aniello soggetto “socialmente pericoloso”.
Malgrado l’udienza già avviata in primo grado nella quale ha testimoniato lo scorso 28 ottobre il presidente pro tempore della Rete, il Tribunale di Pavia, sul caso ha predisposto approfondimenti e la convocazione di testimoni citati nella querela della Rete, oltre a consulenti tecnici – da come si apprende dalla notifica di convocazione della P.G. – mai sentiti in precedenza, oggi però oggetto di approfondimenti.
frazan
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