Su al nord, don B. (nelle chat di incontri) ci ricasca e questa volta il suo vescovo la prende davvero sul serio; non lo reintegrerà fino a quando non saranno rimossi tutti gli articoli pubblicati durante lo scandalo.

Anche al sud il monsignore prova “imbarazzo” per la vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto e si sa, certe cariche “istituzionali” necessitano di “decoro”, soprattutto in Italia e visto il periodo.

Anche tra i trulli, scampato per prescrizione, dopo cinque anni durante i quali nessun’altra vittima ha bussato alla sua porta, è ora di tornare in pista, ma prima ci vuole una ripulitina.

Sono decine ultimamente le richieste di oblio da parte dei chierici italiani che chiedono la rimozione degli articoli che raccontano gli scandali che li riguardano tanto da aver creato un vero e proprio business, con servizi profumatamente pagati, spesso proprio sulla base del “livello sociale” da recuperare.

Quasi sempre, anche se con scarsi risultati, le agenzie che praticano questa attività sono in regola, anche se ogni tanto, forse proprio per via delle parcelle appetibili, c’è chi per esempio da cassamortaro si improvvisa “agenzia”.

Un lavoro non indifferente neppure per noi in quanto non pagati da nessuno, ad ogni domanda di rimozione, visto spesso le richieste “illegittime” o addirittura non autorizzate, alla Rete L’ABUSO ci siamo dovuti imporre per protocollo una serie di verifiche sul richiedente, in questo caso l’agenzia, in quanto del sacerdote in genere abbiamo già tutti gli accrediti del caso.

Raramente rimuoviamo i contenuti dal nostro portale, spesso sottoponendoci all’esamina da parte del Garante che raramente ci ha dato torto, in quanto i contenuti del nostro portale hanno la peculiarità che i crimini di cui trattiamo sono soggetti alla recidività, che in un contesto di sicurezza pubblica ha prevalenza sulla richiesta di oblio.

Tuttavia molte volte, pur non rimovendo i contenuti dal portale all’interno del quale restano consultabili, il richiedente riesce ad ottenere la rimozione dei contenuti dagli stessi motori di ricerca, ottenendo un risultato certamente di cancellazione che ha però un effetto collaterale, per noi un indizio molto forte in caso di indagine.

Accade infatti che alcuni sacerdoti che in precedenza si erano già rivolti a GOOGLE, nel momento in cui vengono segnalati dalle presunte vittime, ad una ricerca non si trovi nulla di questi signori, che fanno i preti da trenta anni, ma di cui non vi è traccia neppure che abbiano celebrato mai una messa.

Mentre dall’altra parte la CEI compra per 25.000€ il silenzio delle vittime.

F.

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