Ed è la linea opposta alla trasparenza che chiede Motu proprio di Papa Francesco, quella scelta dal vescovo Antonio Suetta e dalla Cei di Matteo Zuppi.
Almeno, al momento…
Già nella prima risposta di Suetta è lui stesso ad ammettere problemi noti, se pur minimizzi.
Quei problemi che hanno portato successivamente chi inascoltato dalla chiesa, a rivolgersi all’associazione.
la Diocesi di Ventimiglia-San Remo, presa visione della Vostra missiva “Lettera aperta”, inoltrata al Vescovo della scrivente Diocesi, Mons. Antonio Suetta, e a Sua Eminenza, Card. Matteo Zuppi, contesta integralmente quanto in essa contenuto e affermato precisando quanto segue.
Nella Diocesi di Ventimiglia – San Remo, i pochissimi casi segnalati (siamo a livello di esigue unità) o mediante il Servizio Tutela Minori Diocesano, o direttamente al Vescovo, o attraverso comunicazioni scritte o altre forme di denuncia-segnalazione, previste dalla legge, sono stati sempre trattati con la massima attenzione, a tutela di tutte le persone coinvolte e nel pieno rispetto delle disposizioni e delle procedure previste dal diritto canonico e dall’ordinamento giuridico italiano.
Ma il problema non è la diocesi di S. Remo – Ventimiglia e neppure il vescovo, ma la linea omertosa che nel suo ipocrita garantismo, il presidente della CEI Zuppi aveva già chiaramente espresso la scorsa estate, nei due incontri con le vittime, dove di certo espresse garantismo per la chiesa e i suoi pedofili, ma quando gli si chiese degli indennizzi alle vittime, anche lì fu garante, ma dell’impunità e rispose no! altrimenti poi le vittime denunciano per i soldi.
Anche in quel caso Zuppi, malgrado l’idea di un presunto incontro tra le vittime e mons. Lorenzo Ghizzoni – mai avvenuto – nei fatti non acquisì alcuna segalazione; piu di 400 casi.
Per questo il caso sanremese diventa davvero emblematico di una serie, in quanto documenta con rapporti epistolari con la CEI quella che tutte le vittime rivolte agli sportelli definiscono “una truffa”.
E la è a tutti gli effetti!
L’inquietante silenzio la dice molto lunga su come nei fatti le diocesi non rispettino affatto il motu proprio; sul fatto che non esista neppure il più remoto dialogo con le vittime, anzi, queste spesso vengano intimidite; sul fatto che la chiesa, malgrado le segnalazioni non attua nessun intervento pratico.
Spesso tutto grazie alla complicità dei media, che puntualmente tacciono sugli scandali, per elevare i proclami a vuoto, di cui poi ne omettono persino la critica e il contraddittorio.
Neppure la querela minacciata da Suetta; che in effetti avrebbe solo portato le prove in procura. Quelle che nell’eventualità avremmo utilizzato per difenderci. Qui si che sarebbe stato un bel problema, peraltro agli atti della giustizia italiana.
…Meglio evitare, deve esser stato il pensiero di chi la sa lunga.
Una vicenda come abbiamo detto emblematica in quanto coinvolge nell’affidabilità di questo sistema il massimo vertice della CEI, Matteo Zuppi; colui che dovrebbe guidare i vescovi italiani verso le regole imposte dal Motu proprio, verso la trasparenza, imbrattato nella marmellata più dei vescovi su cui avrebbe dovuto vigilare.
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