Si conclude così una vicenda durata 12 anni. Questa mattina presso il Tribunale di Milano, nella Seconda Sezione Penale della Corte d’Appello, si è svolta l’ultima udienza dell’Appello Bis con la sentenza di condanna definitiva a tre anni di reclusione per don Mauro Galli. La condanna verrà scontata ai domiciliari.

Erano presenti i familiari della vittima che si dichiarano sufficientemente soddisfatti dell’esito finale del processo: “era la migliore conclusione possibile per evitare il rischio della prescrizione che, di fatto, avrebbe vanificato tutto l’iter processuale.”

Tecnicamente si tratta di un «concordato in Appello», una sorta di patteggiamento proposto dalla difesa e accettato dalla Procura Generale. La riduzione della pena a tre anni era l’unica possibilità per evitare il carcere e quindi l’unica richiesta da parte della difesa per chiudere definitivamente questo processo.

Rimane ora aperta e da ridefinire la parte ecclesiastica: un prete che ha commesso un reato, per il quale è stato condannato, viene posto ai domiciliari ma non vi è traccia di un percorso di cura affinché comprenda la portata di ciò che ha fatto. L’ammissione di colpa, sancita dal patteggiamento e dal risarcimento dato in via extra-giudiziale, non ha finora dato seguito a nessuna richiesta di perdono alla vittima, alla sua famiglia e alla stessa Parrocchia in cui operava all’epoca dei fatti.

Può continuare a fare il prete?

E chi non ha avviato nessuna Indagine Previa, appena venuto a conoscenza dei fatti, (e ha invece deciso di spostare subito il prete mettendolo ancora a contatto con i minori), può continuare a fare il Vescovo?

Queste domande dovranno trovare una risposta esaustiva.
Intanto oggi, con questa sentenza, è terminato un lungo e doloroso processo.

L’Ufficio di Presidenza

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