Spazzata in un nanosecondo direttamente dalla bocca di Papa Francesco qualunque oramai flebile speranza di giustizia rimasta in Italia per le vittime di abusi sessuali del clero cattolico.

L’unico paese in Europa inerte in materia e al momento oggetto per inadempienza di una petizione al Parlamento Europeo. Un’altra all’ONU, sulle anche pregresse inadempienze.

Da quanto riporta ANSA in un comunicato, Bergoglio farebbe i complimenti (malgrado quanto emerga dall’indagine giudiziaria in corso a Enna) al vescovo Rosario Gisana, coinvolto dalla Giustizia civile in più procedimenti oltre al caso Rugolo. (ma non indagato)

“Bravo, questo vescovo, bravo. È stato perseguitato, calunniato e lui fermo, sempre, giusto, uomo giusto. Per questo, quel giorno in cui andai a Palermo, ho voluto fare sosta prima a Piazza Armerina, per salutarlo; è un bravo vescovo”.

Come conferma lo stesso sito della Santa sede.

Tutto con una tempistica tanto perfetta quanto sospetta non solo nell’inaspettata posizione di Papa Francesco, contraria ai suoi stessi decennali proclami di tolleranza zero, ma perché il tutto accade alla vigilia della requisitoria di domani, presso il tribunale di Enna dove parleranno le parti.

L’Associazione non può che disapprovare in nome della verità e della giustizia per le vittime, (solo) in Italia escluse dalla stessa CEI da qualunque attività in materia.

Teniamo ad annotare in virtù della “Giustizia Vaticana” che venerdì scorso, la notizia proprio inerente al caso Rugolo/Gisana che oltre alla vittima, alla Rete L’ABUSO (parte civile nel processo) e tre giornalisti, salgono a cinque le querele per chi ha parlato del caso.

Querele per le quali in tutti i casi la procura chiede l’archiviazione.

Rete L’ABUSO

Enna, Antonio Messina: “Le parole di Papa Francesco fanno male”

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