Ed è successo ancora, dietro il paralume della fantaprivacy della CEI che a suo dire ieri – si legge nel comunicato – “Il Card. Matteo Zuppi e Mons. Giuseppe Baturi, rispettivamente Presidente e Segretario Generale della CEI, insieme a Mons. Lorenzo Ghizzoni, Presidente del Servizio Nazionale per la tutela dei minori, hanno accolto oggi, nella sede di Circonvallazione Aurelia 50, un piccolo gruppo di familiari e vittime di abusi compiuti da chierici e operatori pastorali in ambito ecclesiale.”
Una notizia immediatamente verificata dalle agenzie di stampa, data quella precedente che aveva già all’epoca convinto pochi in quanto uscita senza preavvisi solo dopo gli incontri, quindi non certificabile e certo, verissima la privacy, ma il fatto che CEI – al di là del comunicato – non fosse neppure stata in grado di citare quali le circostanze dei fatti dei “presunti ospiti” si trattasse, aveva sollevato qualche più legittimo dubbio.
Naturalmente, a questo giro le domande si sono aggiunte alle precedenti.
Restano anonime come la volta scorsa le presunte vittime e le circostanze oltre che i luoghi, ma la domanda dei media questa volta è; come è possibile che la Rete L’ABUSO, infondo unica realtà in sostegno delle vittime del clero nel paese, non sia mai stata mai coinvolta in nessuno di questi fondatamente anonimi incontri della CEI?
Come è possibile che nessuna delle vittime note ed inevitabilmente (in quanto unica in Italia) in contatto con la Rete, sia mai stata chiamata?
L’ultima inevitabile domanda è chi sono questi gruppi, queste famiglie e queste vittime dal momento che in Italia nessuna risulta essere stata chiamata o abbia mai riportato (anche anonimamente) ai media di questi incontri?
Domande non certo scontate che giriamo a Zuppi e alla sua squadra di “acchiappa pedofili” perche la risposta non solo ci riguarda, ma ci interessa moltissimo, senza il bisogno di fare nomi.
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