Don Livio Graziano, il sacerdote della diocesi di Aversa accusato di aver più volte abusato di un ragazzino di 13anni (oggi 15enne) a lui affidato dai genitori, direttore di EFFATA APRITI e di una serie di altre comunità psicoterapeutiche per minori, è stato condannato a otto anni.

Il padre del Ragazzo, notando un improvviso cambiamento nel figlio dopo l’affido alla comunità, aveva scoperto quanto accadeva durante un controllo del telefonino. Leggendo i messaggi si era subito insospettito e facendo qualche domanda al ragazzo, per sua stessa ammissione, aveva subito scoperto la triste verità; che il sacerdote al quale lo avevano affidato con fiducia, lo stava stuprando.

Al momento dell’arresto, oltre alle foto del ragazzo nel telefonino del prete, la polizia aveva trovato nella sua camera preservativi, lubrificanti e una consistente quantità di contanti, 107.000€.

Finito subito agli arresti domiciliari tuttavia il sacerdote al quale non era stato vietato l’uso di internet, ha continuato a molestare il 13enne con cuoricini sui vari profili social.

Il padre visto il proseguire delle molestie, accompagnato dal presidente della Rete L’ABUSO, aveva voluto affrontare il vescovo di Avesa Mons. Angelo Spinillo, pregandolo in quanto superiore del sacerdote ai domiciliari in una struttura della chiesa – l’UNITALSI di Chiance in provincia di Benevento – di togliere al sacerdote la connessione internet, senza però ottenere risultati.

Oggi la sentenza definitiva dove la Corte di Cassazione riconfermando la condanna in appello a otto anni di reclusione, ha rigettato per inammissibilità l’appello dei difensori del sacerdote.

Il tredicenne e  i genitori che si sono costituiti parte civile, sono difesi dall’avvocato della Rete L’ABUSO Mario Caligiuri del foro di Roma mentre il sacerdote dagli avvocati Avv.ti Carlo Di Casola e Giampiero De Cicco.

La famiglia ha espresso la gioia per questa patita sentenza che gli ha reso quella giustizia che la chiesa non ha reso.

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