Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un susseguirsi di scandali che hanno coinvolto la chiesa cattolica, in tutto il mondo, per l’impunità e per le coperture che questa ha, sistematicamente, fornito ai preti pedofili. Dagli Stati Uniti dove abbiamo visto fallire intere diocesi per indennizzare le vittime, allo scandalo Irlandese dove lo Stato ha assunto posizioni forti contro la chiesa, a quello australiano dove la giustizia non si è fatta remore nel mettere alla sbarra uno dei potenti del C9, il cardinale George Pell che, sostenuto dalla diocesi, ha persino avuto la sfrontatezza di avviare una colletta per pagarsi il prestigioso team di avvocati che lo difende.

C’è poi il caso argentino di don Nicola Corradi, che coinvolge direttamente papa Francesco e che, poche settimane fa, ha visto le vittime denunciare alla magistratura proprio coloro che il Vaticano aveva inviato per fare luce sul caso, formalmente accusati di reticenza. Poi il caso cileno che sembra essere diventato un bel grattacapo per Bergoglio che, questa volta, non se la cava con qualche pubblica scusa di circostanza, no: vittime ed opinione pubblica hanno apprezzato le scuse ma pretendono anche i fatti concreti.

Tutti casi dove vediamo una forte presenza delle istituzioni, dei media che informano e sensibilizzano l’opinione pubblica, la quale reagisce e non si limita ad indignarsi, ma si unisce alle vittime chiedendo atti concreti al Governo e alla chiesa.

L’Italia, invece, dal Quirinale in giù ha poco da essere fiera, e gli italiani poco da rallegrarsi.

Noi possiamo ricordare un tristissimo Giorgio Napolitano, con Governo a seguito, che nel 2010, dimenticandosi dei cittadini italiani vittime dei sacerdoti, offrivano la loro solidarietà al papa per quella che definirono  «la inqualificabile campagna diffamatoria contro la Chiesa e il Papa».

Sempre nel 2010, ricordiamo l’ispezione ordinata dall’allora guardasigilli Angelino Alfano nell’ufficio  procuratore di Milano Pietro Forno, che si era permesso di denunciare le coperture da parte delle autorità ecclesiastiche.

Sempre nel 2010, troviamo un Rocco Buttiglione all’attacco della Procura della Repubblica di Savona, a suo dire troppo severa con don Luciano Massaferro, poi condannato in terzo grado a otto anni.

Dopo il 2010, viste le decine di casi che emergevano anche in Italia, Istituzioni e politica prendono le distanze e preferiscono non mettersi più in discussione e… vedendo il tenore del pregresso, c’è da dire che almeno qui l’abbiamo scampata.

Certo l’assenza delle istituzioni, della politica e l’informazione spesso distorta, ha creato una certa confusione negli italiani che, smarriti, si ritrovano a implorare le proprie garanzie costituzionali addirittura al capo di quello Stato estero che li ha costretti vittime, quello stesso Stato che, ai tempi di Wojtyla, fu accusato e condannato perché insabbiava i casi e trasferiva i preti permettendogli di continuare ad abusare e che, 18 anni dopo, continua a fare quello che faceva ai tempi di Wojtyla… ma la disperazione dei cittadini in cerca di giustizia, di fronte alla latitanza dei governi che si sono susseguiti in questi anni, è tale da trovare, come unici interlocutori, i propri carnefici.

Uno Stato tanto poco Sovrano da non provare vergogna nemmeno nel vedere i propri cittadini costretti a supplicare i diritti che la costituzione garantisce, al Sovrano di una monarchia assoluta che a discrezione, deciderà se concedere o meno la grazia.

Zanardi

Consiglio la lettura di “Messe nere sulla riviera ligure”, fatti degli inizi del 900 quando dietro lo scandalo dei Salesiani di Varazze (Liguria) con i pochi e scarsi mezzi di informazione dell’epoca, l’Italia insorse da nord a sud in una sorta di guerra civile.

Messe nere sulla riviera ligure

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